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Caso Martina, un lettore ci scrive. ''Ora capisco come funzionava''

lettere-mail-postaTORINO 16 Ott (Però Torino) – (Riceviamo e volentieri pubblichiamo)

Sono un libero professionista di 36 anni di Torino e mi occupo di produzioni audio-video da 8 anni:

nel 2004 ho aperto l'attività, con relativa partita Iva, e con molti sacrifici e tanto lavoro sono riuscito a mantenere un piccolo studio e a far crescere il fatturato poco a poco. Vado avanti nonostante la crisi e un peso fiscale abnorme. Lo scorso anno consultando, alcuni siti web di imprese concorrenti, mi sono imbattuto nella Punto Rec di Torino. Ho consultato la scheda tecnica (l'elenco delle attrezzature messe a disposizione dei clienti per le registrazioni) e sono rimasto stupito dal valore ingente della strumentazione e dall'ampiezza degli spazi (ca. 600 mq.) Mi sono chiesto: con quali lavori, nel “micro” mercato torinese, possono sostenere simili investimenti? Io non avrei mai potuto permettermelo. Leggendo gli sviluppi del caso Martina (la dirigente comunale che ha assegnato per direttissima appalti pubblici allo studio Punto Rec, di cui il figlio è socio), ho unito i puntini e qualche nube nella mia mente si è diradata. Quando ho visitato la mostra Italia 150 c'erano tutti i loro crediti e mi dicevo "però che bravi, io non riesco mai ad entrare in questi lavori". Poi ho capito come funzionava... Opero in un mercato che non è libero, dove prevale il nepotismo e il merito è assente. Mi dispiace pensare che, se questo è il sistema, ogni volta che pago le tasse è come se stessi finanziando i miei stessi concorrenti.

 

Un (solo in parte) libero professionista

Stefano Mastronardi, Torino

NOTA: La redazione non esprime alcun giudizio sulla professionalità o operato della società Punto Rec. Abbiamo ospitato la lettera di un lettore che firma in prima persona.

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