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Lunedì, 09 Luglio 2012 15:32

MTV vs sPAZIALE: tracce di spirito rock

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Non si fa in tempo a finire con gli MTV Days, il carrozzone di lustrini e luci stroboscopiche che ha inaugurato il luglio sotto Palazzo Madama, che si riparte subito con Era...sPAZIALE/EMERSIONE Festival di via Cigna. Le possibili analogie tra le due manifestazioni, esclusa questa successione temporale, si interrompono qui. Lo divergenze sono note, almeno al pubblico dei concerti: da una parte le rime di Emis Killa e il pop di Marco Mengoni, presentati dall'immancabiile Marracash, mentre intorno al parco Sempione si scontrano le raffinatezze dei Nouvelle Vague con l'electro-rock de Lo Stato Sociale. È sempre la solita storia della musica "di consumo" contro la musica "impegnata", oppure fa tutto parte dello stesso calderone? Ha ancora senso riferirsi a queste categorie, nell'epoca della condivisione serrata e della caccia all'ultimo clic sul web?
Con buona probabilità, sì. Per chi ieri sera cercava l'ultimo alito di brezza, nel giardino dello sPAZIO 211, non sono mancate le prove per mettere i due festival a confronto. Se MTV continua a proporre un marchio commerciale, sulla base delle normali regole discografiche (singoli, videoclip e tour), non si può chiedere di trovare sul palco un inferno rock infarcito critica sociale. Non così, invece, per lo sPAZIALE, dove l'unica regola (esclusa quella dei truci buttafuori) sembra quella di offrire uno spettacolo a tuttotondo, a prezzi apparentemente di sussistenza per gli organizzatori. Ed è qui che Lo Stato Sociale, il giovanissimo complesso bolognese che ha fatto fortuna con pezzi come Sono Così Indie e Mi Sono Rotto Il Cazzo offre agli spettatori un'ora e mezza da amare o da odiare, senza le moderate vie di mezzo, che il gruppo definerebbe come "troppo moderate". Dalla chiusa del concerto, annunciata con un sonoro "Io odio il capitalismo!", la corrente risale fino agli applausi per Carlo Giuliani e la pubblica denuncia di De Gennaro, passando per i sempre più noti riferimenti ironici alle mode (l'anoressia, gli occhialoni da Bettino Craxi) e agli atteggiamenti più ridicoli dei nuovi giovani.
Per chi non conserva l'eskimo nel guardaroba e per chi le barricate le farebbe solo se gli togliessero i cioccolatini (insieme ad un inamidato Fabrizio De Andrè), salta subito agli occhi la frenesia un pò demagogica e spesso superficiale che aggredisce l'uditorio. Eppure, se non è tutto oro quel che luccica, è questo il poco di "spirito rock" che sopravvive nel nostro sistema musicale, attorniato dalle contemporanee versioni (lampadate e ingellate) dei vecchi autori di canzonette all'italiana.
La critica e la discussione all'interno di un concerto rock, per sua stessa natura, è banale, poco argomentata, quasi sempre ispirata al socialismo utopico, quello che strappa gli applausi più commossi della folla. Ma, per dare una prospettiva storica, perfino quel vecchio leone di Bob Dylan, a vent'anni di età, si lanciava volentieri nell'agone della politica imbracciando una chitarra e soffiando in una fisarmonica. Lui, anzichè essere criticato per l'ideologia abbozzata da un palco, è diventato un mito della contro-cultura.
Questo perchè, in fondo, questo tipo di critica dà un senso e una direzione alla musica suonata. L'hanno ricordato anche i ragazzi de Lo Stato Sociale, quando dopo uno sketch a base di scherzi e qualche volgarità si sono rivolti al sindaco Fassino: "Ti chiediamo scusa, a te una volta piacevano queste cose, prima che diventassi anche tu un democristiano".

Ultima modifica il Lunedì, 09 Luglio 2012 15:57
Matteo Monaco

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