La prima volta, l'ho capito subito. Quando, dopo pochi minuti di conversazione, mentre già mi dipingevo scenari futuri con prole al seguito, ha accennato rapidamente al "suo fidanzato". Nessun merito alla mia intelligenza, d'accordo. Ma almeno ci si è chiariti subito.

Però è anche su Facebook, entra qui e clicca su "mi piace"

La seconda volta, invece, non ho capito niente. Per anni. Ma mi hanno fuorviato i modi affabili, un senso dell'umorismo più sottile, la raffinatezza di alcune reazioni, la piacevolezza della sua presenza. Senza contare che, almeno con me, di donne non parlava mai. Forse con troppa facilità ho scartato l'ipotesi "è solo un bravo ragazzo gentile ed educato e riservato, che non sbava appresso alla prima minigonna e non passa le ore a commentarti le poppe di quella - e vedessi come sta bene in topless". E poi un giorno arriva, sorridente come sempre, mi indica una al suo fianco - una così, insomma, niente di che: "la mia fidanzata".

Ecco, adesso che rileggo, vedo che la frase è sempre la stessa del primo, ma con una vocale di differenza. Ci sono dei momenti in cui dubitiamo della nostra intelligenza. Lì non ho avuto alcun dubbio. Sulla mia manifesta deficienza.

Dilbert sostiene l'ipotesi che tutti, saltuariamente, ci comportiamo in modo stupido. Ma perché proprio in questo caso, perché proprio per lui? Ogni tanto ci si sbaglia. Ricordo un ragazzo che a un certo punto aveva sorpreso e risvegliato l'interesse dell'universo femminile quando aveva iniziato a uscire con una donna. Le altre si erano guardate, con l'espressione del "e allora non è gay", ed era partita la lotta, senza esclusione di colpi, per accaparrarselo. Poi lui aveva ricambiato idea ed erano rimaste tutte a bocca asciutta.

Però è anche su Facebook, entra qui e clicca su "mi piace"

Gli uomini ne combinano di peggio. Mentre per noi donne l'omosessualità è tutta intorno a noi (anche quando non c'è), per gli uomini non esiste. Finché non ci sbattono il naso contro. Un amico mi confessa l'atroce senso di colpa di fronte a un ragazzo con cui è cresciuto, che di colpo, dopo 15 anni, gli confessa di essere omosessuale. E lui ripensa a tutte le volte che potrebbe aver usato come intercalare parole poco lusinghiere, che potrebbe averlo messo in difficoltà con osservazioni sulle chiappe di una passante, che ha provato a fargli vedere un film porno. Eccetera.

Insomma, per evitare imbarazzi, situazioni sgradevoli, incomprensioni, potreste dirlo chiaramente, almeno alle persone che vi sono più vicine, se lo siete o no?

Questo articolo è apparso sull'ultimo numero di Però Torino. Sfoglia la rivista online: clicca qui!