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Mercoledì, 04 Aprile 2012 14:48

Tasse, la sfortuna d'esser torinesi

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Nperoto058 copertinaon è un grosso affare, economicamente parlando, essere torinesi. Intanto perché siamo italiani e, come il resto dei nostri connazionali, siamo stati travolti dalla bufera di tasse e di rincari, imposta tecnicamente dal governo di Mario Monti. Forse non ce ne siamo ancora accorti, salvo che per la benzina e altre “piccolezze”, tipo i 50 o 100 euro che già in busta paga sono venuti a mancare per il rialzo dell’Irpef.
Ce ne renderemo conto meglio ancora quando ci toccherà pagare dai 700 ai 2mila euro per l’Imu, che va a sostituire la vecchia Ici (da qualche anno abolita per la prima casa), cioè l’imposta sugli immobili. E qui entra in gioco la nostra torinesità: perché alle iatture nazionali, si sommano pure quelle locali. Pesantissime, come non mai. Sotto la Mole, infatti, ad ogni minimo taglio statale nei trasferimenti ai Comuni, parte il piagnisteo di sindaci, assessori e associazioni prenditrici di sovvenzioni varie.
Una lagna mortale, che da Chiamparino a Fassino, non ha cambiato affatto melodia: “Se ci tagliano i fondi, noi siamo costretti ad aumentare le tariffe e le imposte locali, altrimenti non riusciamo a chiudere i conti”. Già, perché tagliare le spese è sempre un’opzione vagamente lasciata nel dimenticatoio. C’è anche la Regione Piemonte che infierisce, con lo stesso criterio da pianto greco, magari meno strombazzato, ma foriero dei medesimi risultati, cioè ancora più tasse per i piemontesi, tra i quali com’è noto ci sono pure i torinesi. Così la giunta Cota ci aumenta le aliquote Irpef di competenza regionale, a dimostrazione che centrodestra (Piemonte) e centrosinistra (Torino) quando si tratta di succhiare denaro faticosamente guadagnato dai cittadini, vanno a braccetto e si trovano in perfetta sintonia d’intenti.
Quanto al Comune, non basta l’Imu, naturalmente: tutte le tariffe hanno subìto rincari a doppia cifra percentuale, a cominciare dal parcheggio nelle strisce blu (che nella Ztl costa più che a Montecarlo) e dal biglietto del Bus, esploso con un più 50 per cento in una volta sola. Del resto Torino, con i suoi oltre 5 miliardi di debiti tra Palazzo civico e municipalizzate, è anche il Comune più indebitato d’Italia, per cui centinaia di milioni l’anno sono inevitabilmente già impiegati per pagare le rate dei mutui accesi con gli istituti bancari, in primo luogo Intesa Sanpaolo.
Poi ci sono le spese fisse dell’enorme apparato comunale, che corrono immancabilmente, qualcosa per la cultura, senza la quale sembra che cada il mondo; si tagliuzza qua e là sulle scuole, sui lavori pubblici e su tutte le spese non “fisse”, anche se talvolta più necessarie per la cittadinanza, che preferirebbe una pulizia più attenta delle strade, rispetto all’assunzione di nuove schiere di dirigenti comunali, peraltro bloccata dal Tar perché a quanto pare la composizione della commissione era tutt’altro che legittima. Al cittadino non resta che pagare e, per la stampa dominante, non è nemmeno concessa la facoltà di mugugnare troppo. Al sistema le critiche non vanno giù, si direbbe.

Ultima modifica il Sabato, 26 Maggio 2012 20:18
Giovanni Monaco

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