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Giovedì, 31 Maggio 2012 20:14

Fassino, così sfortunato da far simpatia In evidenza

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E' stato facile profetizzare che il Comune di Torino non avrebbe pagato gli stipendi; è notizia di questi giorni infatti che la Città probabilmente pagherà solo parte dei compensi ai suoi dipendenti, quella derivante dal contratto collettivo, rinviando quindi indennità, straordinari, eccetera. Non è confermato, ma è verosimile, che una Città con 2.700 euro in fondo cassa (dato di marzo) abbia dovuto cercare i soldi per gli stipendi in partite di giro con la società di riscossioni.

Senza un'ombra di ironia, mi chiedo come si faccia a non provare simpatia per Fassino. Gli è andata male su tutti i fronti: avrebbe voluto fare di Torino il laboratorio del PD del Nord, e a sorpresa è stato eletto Pisapia a Milano (che, al netto di tutto il resto, rimane la città italiana col più' alto Pil pro capite); voleva intestarsi un modello di buon governo della sinistra (antico topos brevettato dal Pci nelle regioni rosse), e non sa dove sbattere la testa per pagare gli stipendi, riducendosi a grattare il fondo del barile togliendo un euro di buono pasto ai dipendenti o spegnendo i condizionatori. Avrebbe voluto capeggiare una rivolta "sviluppista" di sindaci, aperta dal gesto spavaldo di uscita dal patto di stabilità, ma non si è credibili quando si hanno 5/6 miliardi di debito, di cui uno bello tondo sotto forma di crediti verso il Comune che le società partecipate tengono sui loro bilanci (280 milioni IREN, circa 300 Amiat ecc.). Lui, già segretario di un partito serio e strutturato, figlio di un'epoca in cui la politica esprimeva pensatori e statisti, più' volte ministro, invece di confrontarsi con ministri e capi di stato, deve vedersela con consiglieri comunali bizzosi e smarriti, sempre più' comprensibilmente a disagio per essere l'anello debole della cosiddetta "casta", espressione di un sistema destinato a tramontare a breve.


Si è trovato, Fassino, come quello che, invitato ad aggregarsi a una nutrita tavolata per un semplice caffè, viene lasciato solo a pagare un conto aperto di mesi. Anzi, di anni: gli anni in cui il "sistema Torino" si è sostenuto e finanziato con il debito. Chiamparino, da Sindaco, a chi gli sollevava il problema di essere a capo del capoluogo più' indebitato d'Italia, replicava parlando di investimenti, di crescita del "patrimonio" dei Torinesi. Così, confondendo allegramente conto economico e stato patrimoniale, tra i plausi di media raramente curiosi e gli applausi della Sala Rossa e dei sommi sacerdoti di una élite torinese, sazia di denaro altrui e noncurante del domani, all'ex ministro Fassino è stata consegnata un'eredità avvelenata.

Ultima modifica il Venerdì, 01 Giugno 2012 12:22
Ferdinando Ventriglia

Mezzo Gaudio

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