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Lunedì, 11 Giugno 2012 08:47

Governicchio da prima Repubblica

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Thin-skinned. Letteralmente: dalla pelle sottile; cioè ipersensibile, suscettibile, facile all’offesa. Si dice di quei politici insofferenti alle critiche. Lo dicono di Obama, lo dicono (in Italiano) di Fassino; lo dicono di Monti.  Che il professore diventato presidente mal sopporti le contestazioni è fatto noto. L’altro giorno, all’assemblea delle Casse di Risparmio, si è abbandonato a un’inattesa recriminazione contro i poteri forti (gli stessi di cui aveva negato l’esistenza nel discorso di insediamento alla Camere) e contro i grandi giornali.

In realtà, si trattava di una risposta piccata alle critiche mossegli dal suo allievo Alesina dalle colonne del Corriere della Sera, ma si inquadra in un clima di nervosismo che investe il governo in generale: battibecchi tra ministri che finiscono sui giornali quasi ogni giorno, la crisi che morde, risultati deludenti del giro di vite su fisco (attuato) e spesa pubblica (approvato, ma ancora da iniziare). Fiducia al minimo (34% secondo un sondaggio Swg, peggio di Berlusconi in piena bufera spread), partiti irrequieti, voglia serpeggiante di elezioni anticipate, maggioranza a rischio implosione.

Di qui la tentazione, se non nella mente del Presidente, di certo nelle frasi a mezza bocca di qualche ministro, di mollare la presa, di recuperare popolarità, di dimostrarsi compiacenti. Forse per questo, nei giorni scorsi, circolava insistente la voce di un possibile rinvio del termine per la prima rata dell’IMU, dal 18 giugno alla prima o seconda decade di luglio. Si parla persino, in prospettiva, di una revoca dell’impopolare tassa.

Impossibile? Qualcuno avrebbe già studiato il piano: chi ha già pagato recupererebbe estendendo ai privati il sistema di credito certificato, approvato nel decreto di spending review. Resterebbero col cerino in mano (in realtà con un debito verso lo Stato) i Comuni, che con la prima rata hanno fatto fronte alle spese più urgenti. Come dovranno ingegnarsi a restituire i soldi sono fatti loro, qualcuno ragiona.

Forse resterà fantapolitica. Ma un’ipotesi del genere avvalorerebbe la tesi dei critici di Monti, secondo cui in realtà i tecnici si sono comportati come un tipico governicchio del “tirare a campare” da Prima Repubblica, andando a spillare soldi dai soliti (prelievo sulla casa, accise sui carburanti, aumento dell’Iva), senza intaccare la spesa strutturale e senza particolari rivoluzioni in tema di lotta agli sprechi e all’evasione.

Certo, una decisione del genere potrebbe regalare una momentanea, artificiale ventata di popolarità (verrebbe da dire, una sniffata, se è permesso scherzare), ma comporterebbe un prezzo altissimo in termini di caduta di credibilità del governo, di definitiva perdita di autorevolezza delle Istituzioni, di vento nelle vele di tutti i possibili e più fantasiosi grillismi. E a seguire la reazione dei mercati, con conseguenze imprevedibilmente serie. Forse conviene tenersi l’IMU, il che è tutto dire.

Ultima modifica il Lunedì, 11 Giugno 2012 09:32
Ferdinando Ventriglia

Mezzo Gaudio

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