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Suona-To

Suona-To (10)

Venerdì, 30 Ottobre 2015 10:02

Macario canta Turin

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Erminio Macario canta "Turin", canzone dedicata alla sua amata Città di Torino.

 

Mercoledì, 24 Ottobre 2012 11:56

Movement Torino 2012: largo al rinnovamento

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Torna dal 27 ottobre al 3 novembre l'appuntamento con il Movement di Torino, branca ormai pregiata del capostipite nato a Detroit. Prima di tutto, si parte con i grandi nomi: Derrick May, Seth Troxler, 2manydjs, Andrés, Apollonia [Dan Ghenacia, Dyed Soundorom, Shonky], Chris Liebing e Dubfire per la prima volta a Torino. Sui dieci palchi allestiti in diverse zone della città saliranno i Cobblestone Jazz, Davide Squillace, Dixon, Maetrix, John Hecle, Marcello Pittman, The Martinez Brothers, San Proper dal vivo, Shaun Reeves, Tale of Us, Torino Soun System, Misty Rabbit, Sossa, Renè, The System of Survival. L'evento viene presentanto all'insegna dell'Intrattenimento Intelligente, grazie al nuovo apporto dei laboratori e degli appuntamenti più riflessivi. Non solo dancefloor, infatti, ma anche eventi presso il Conservatorio e all'interno del Museo Nazionale dell'Automobile.
È tutto oro quello che luccica? Le nuove iniziative hanno certamente il pregio di diversificare la proposta un pò troppo "dura e pura" del solito Movement. Il rischio, però, è che il tentativo di dare dignità intellettuale a un festival prettamente dance rimanga tale. Bisogna fare i conti con la tradizione, che ha sempre visto il pienone nella serata principale, e con i gusti del pubblico: siamo sicuri che la folla delle discoteche si recherà in massa al Conservatorio, oppure che una nuova fetta di spettatori (meno legata al rito dei sabato sera) resti attratta dai laboratori di dj-ing?
La risposta è ancora misteriosa, anche se non è la prima volta in cui un festival di queste dimensioni prova il salto di qualità. Che ci si riesca o meno, la speranza è che del nostro Movement piemontese ci si ricordi sempre per la grande musica.

Qui trovi il video di presentazione del festival

 

Martedì, 18 Settembre 2012 10:21

Carlot-ta: Vercelli conquista la Ford

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carlot-taSi fa chiamare Carlot-ta, ed è la nuova sensazione del cantautorato italiano nel cuore della valle del Po. Per una volta, fatto strano negli ultimi anni internettiani, si parla di un'ascesa avvenuta sui mezzi di comunicazione tradizionali. Prima le apparizioni al premio Tenco e al premio Ciampi di Livorno, poi la pubblicazione dell'album “Make Me A Picture Of The Sun”, in mezzo a tante date in giro per l'Italia.

Lunedì, 09 Luglio 2012 15:32

MTV vs sPAZIALE: tracce di spirito rock

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Non si fa in tempo a finire con gli MTV Days, il carrozzone di lustrini e luci stroboscopiche che ha inaugurato il luglio sotto Palazzo Madama, che si riparte subito con Era...sPAZIALE/EMERSIONE Festival di via Cigna. Le possibili analogie tra le due manifestazioni, esclusa questa successione temporale, si interrompono qui. Lo divergenze sono note, almeno al pubblico dei concerti: da una parte le rime di Emis Killa e il pop di Marco Mengoni, presentati dall'immancabiile Marracash, mentre intorno al parco Sempione si scontrano le raffinatezze dei Nouvelle Vague con l'electro-rock de Lo Stato Sociale. È sempre la solita storia della musica "di consumo" contro la musica "impegnata", oppure fa tutto parte dello stesso calderone? Ha ancora senso riferirsi a queste categorie, nell'epoca della condivisione serrata e della caccia all'ultimo clic sul web?
Con buona probabilità, sì. Per chi ieri sera cercava l'ultimo alito di brezza, nel giardino dello sPAZIO 211, non sono mancate le prove per mettere i due festival a confronto. Se MTV continua a proporre un marchio commerciale, sulla base delle normali regole discografiche (singoli, videoclip e tour), non si può chiedere di trovare sul palco un inferno rock infarcito critica sociale. Non così, invece, per lo sPAZIALE, dove l'unica regola (esclusa quella dei truci buttafuori) sembra quella di offrire uno spettacolo a tuttotondo, a prezzi apparentemente di sussistenza per gli organizzatori. Ed è qui che Lo Stato Sociale, il giovanissimo complesso bolognese che ha fatto fortuna con pezzi come Sono Così Indie e Mi Sono Rotto Il Cazzo offre agli spettatori un'ora e mezza da amare o da odiare, senza le moderate vie di mezzo, che il gruppo definerebbe come "troppo moderate". Dalla chiusa del concerto, annunciata con un sonoro "Io odio il capitalismo!", la corrente risale fino agli applausi per Carlo Giuliani e la pubblica denuncia di De Gennaro, passando per i sempre più noti riferimenti ironici alle mode (l'anoressia, gli occhialoni da Bettino Craxi) e agli atteggiamenti più ridicoli dei nuovi giovani.
Per chi non conserva l'eskimo nel guardaroba e per chi le barricate le farebbe solo se gli togliessero i cioccolatini (insieme ad un inamidato Fabrizio De Andrè), salta subito agli occhi la frenesia un pò demagogica e spesso superficiale che aggredisce l'uditorio. Eppure, se non è tutto oro quel che luccica, è questo il poco di "spirito rock" che sopravvive nel nostro sistema musicale, attorniato dalle contemporanee versioni (lampadate e ingellate) dei vecchi autori di canzonette all'italiana.
La critica e la discussione all'interno di un concerto rock, per sua stessa natura, è banale, poco argomentata, quasi sempre ispirata al socialismo utopico, quello che strappa gli applausi più commossi della folla. Ma, per dare una prospettiva storica, perfino quel vecchio leone di Bob Dylan, a vent'anni di età, si lanciava volentieri nell'agone della politica imbracciando una chitarra e soffiando in una fisarmonica. Lui, anzichè essere criticato per l'ideologia abbozzata da un palco, è diventato un mito della contro-cultura.
Questo perchè, in fondo, questo tipo di critica dà un senso e una direzione alla musica suonata. L'hanno ricordato anche i ragazzi de Lo Stato Sociale, quando dopo uno sketch a base di scherzi e qualche volgarità si sono rivolti al sindaco Fassino: "Ti chiediamo scusa, a te una volta piacevano queste cose, prima che diventassi anche tu un democristiano".

Mercoledì, 27 Giugno 2012 10:12

Traffic 2012: intervista al pubblico

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Le uscite discografiche estive sono poche (e spesso di livello non eccelso), ma ci rifà ampiamente sotto il profilo del live. Come anticipato nell'ultimo post, la guida ai concerti di giugno, a Torino la programmazione per i mesi più caldi ha ben poco da invidiare ai palcoscenici internazionali. Nel tentativo di tracciare un primo giudizio sui festival già conclusi, tra le tante iniziative proposte in città, la lente d'ingrandimento deve essere rivolta al Traffic 2012. La creatura di Max Casacci dei Subsonica ha saputo reggere la svolta elettronica auspicata dagli organizzatori? A giudicare dall'emozionato saluto riservato a The XX si direbbe proprio di sì. Però permangono i dubbi sullla resa finale, mescolati a tanta nostalgia del glorioso passato. Su OUTsiders però abbiamo preferito porre qualche domanda, sotto i palchi del Molodiciotto e di piazza San Carlo. Qui il video integrale dell'intervista.

Martedì, 05 Giugno 2012 09:59

Occhio al concerto

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Dove sono i grandi festival estivi? Qualcuno direbbe lo Sziget, al largo dell'isola di Obuda (Budapest), altri citerebbero il Pitchfork Media, la tana dei talenti giovanili al di là dell'Atlantico. E poi ancora il Coachella, il Bestival, e chi più ne ha più ne metta. Chiedetelo ad un torinese, però. Vi risponderà, senza tanti indugi, che per guardarsi i migliori concerti sulla piazza non farà altro che restarsene qui. Perchè con "piazza", stavolta, ci riferiamo alle nostre.
Un primo esempio è stato offerto dall Hip Hop Republic, sabato scorso al Gruvillage: di fronte al pienone di Grugliasco si sono sfidate le rime di Entics, Fedez, Clementino e OneMic, roba che da queste parti non s'era vista spesso. Tanto che la pioggia scrosciante ha messo in fuga solo una parte della folla in visibilio. Come tutti gli assaggi, però, anche l'Hip Hop Republic non fa che aumentare l'appetito.
Detto, fatto. Il 7 giugno infatti scatta l'ora del Traffic, sulle sponde del Molo Diciotto, insieme a Mohko, Iori's Eyes e Tim Exile. La vera chicca, in questo 2012 che segna il ritorno alla vocazione internazionale del festival gratuito, sta nel programma dell'8 giugno: in rapida successione saliranno sul palco di piazza San Carlo gli attesissimi James Blake e The XX, due vere star-band catapultate sulle coordinate piemontesi. Ottima anche la presenza dell'elettronico Orbital il 9 giugno, e un plauso agli organizzatori per la scelta dei torinesi Foxhound.
Non è ancora finita. Il 22, 23 e 24 giugno, allo sPAZIO 211, tornano i climi alternativi del NoFest!, con la consueta originalità degli spunti. Accanto agli affermati oVo e Ila Rosso, si scontreranno alcuna interessanti novità del panorama italiano. Ovviamente contro il mainstream, d'altra parte forte di una vera proposta creativa, il NoFest! rimane un appuntamento di indubbio valore.
Insomma, cosa chiedere ancora al festaiolo giugno sul Po? Per esempio Deadmau5, il dj che mobilita decine di migliaia di fan ovunque si trovi. Oppure Carl Cox, il milionario collega conosciuto in tutto il globo, e la prima data torinese di Fatboy Slim. Per incontrare alcuni dei più grandi talenti sulla scena elettronica basta (si fa per dire) trovare un biglietto per il KappaFuturFestival. Dal 30 giugno al 1 luglio, in 24 ore di elevata qualità.
In attesa delle sorprese di luglio, questo mese il mare e la spiaggia perdono un pò di fascino.

Martedì, 22 Maggio 2012 10:12

Le due facce del mal di Torino

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Mal di TorinoNell'ultimo capitolo della “trilogia involontaria” su Torino, l'autore Fabrizio Vespa tocca alcune note sensibili del pentagramma piemontese. Presentato all'ultimo Salone del libro per Espress Edizioni, il “Mal di Torino” sta già rappresentando un momento di riflessione sugli ultimi venti anni in città, raccontati dalle testimonianze di dieci protagonisti urbani dei nostri tempi. Tra un pensiero dell'assessore Ilda Curti e le memorie di Bruno Gambarotta, il giornalista de La Stampa incontra Max Casacci e Gianluca Gozzi. L'uno a rappresentare i suoi Subsonica in questo ventennio di trasformazioni, l'altro in veste di organizzatore riconosciuto, dietro al bancone del Blah Blah di via Po.

Forse inaspettatamente, ne esce un botta e risposta a distanza incalzato dalle domande di Vespa. Torino è l'epicentro di una nuova stagione artistica? E anche: siamo davvero cambiati, rispetto all'alveare industriale dell'era Fiat? Secondo il chitarrista torinese, la linea di pensiero che accompagna la città dagli anni delle Olimpiadi e di Chiamparino risponde alla verità dei fatti. Torino è on the move, come dimostrano i progetti autofinanziati dai giovani e i più recenti movimenti musicali nati sul territorio. Insomma, non c'è una grande distanza tra la vulgata promozionale/politica che ci vuole risorti dal grigiore e ciò che si respira, ad esempio, per le strade di S. Salvario.

Del tutto opposta la visione di Gozzi, definito dallo stesso autore come la “Cassandra” degli intervistati. A Torino, secondo il fondatore dello sPAZIO 211, prevalgono gli abiti borghesi e gli investimenti sicuri. Altro che nuova capitale della musica, le abitudini e gli orari della città operaia si confermano un vero ostacolo per l'organizzazione di un tessuto artistico davvero capillare. Siamo la città dei grandi eventi, ma non coltiviamo la passione quotidiana delle realtà minori. Gozzi aggiunge che Torino è l'unica città dell'entroterra a soffrire del mal di mare: sempre un po' avanti, o un po' indietro, rispetto a tutti gli altri.

L'unica certezza è che l'ambivalente "mal di Torino", fatto allo stesso modo di entusiasmo e umiltà, esiste. Quale dei due avrà però ragione?

Martedì, 15 Maggio 2012 12:23

Tu chiamali, se vuoi, cantautori

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Ila RossoAh, gli anni '70 della musica di protesta, delle bottiglie di vino appoggiate sui bordi del palco, degli appelli lanciati tra le lenzuola di John Lennon. Come insegna il manuale di retorica, ora ci vorrebbe un cambio di tono improvviso. Qualcosa come "fermi tutti, gli anni '70 sono tornati!". Invece no, quel periodo controverso cantato da menestrelli come Guccini, De Andrè e Ciampi, rimane chiuso nel cassetto dei ricordi. Al massimo ci pensa Ila Rosso, uno dei nuovi cantori della Mole, a riesumare da quell'epoca il conflitto tra i sogni giovanili e la cruda realtà della vita adulta. La canzone si intitola "Figlio di papà". Racconta la metamorfosi di un punk "duro e puro", quello che gira con il furgone scassato e il cane malaticcio, prima di alzare la cornetta e di farsi sistemare dal papà banchiere. Una storia nota sopratutto ai tanti ribelli che con l'età hanno fatto dietrofront. È tutto qui, il ponte tra lo storico cantautorato italiano e il fenomeno che spopola a Torino. Perchè i figli di quella stagione non somigliano affatto ai numi tutelari della musica tricolore. Nè nello stile espressivo nè negli obiettivi. Per esempio ci sono le atmosfere rilassate di Vittorio Cane, l'amore al tempo della cocaina vissuto con Antimusica e il rock sghembo dello stesso Ila Rosso. Per non dimenticare i vulcanici Luciano De Blasi e i Sui Generis, come le acconciature estreme di Deian e Lorsoglabro. Un altro compare della scena torinese, Alberto Bianco, è perfino arrivato alla grande ribalta mediatica grazie a MTV.

L'impronta nazional-popolare e l'impegno politico hanno ceduto il posto ai toni dimessi e alle narrazioni frammentate. Il nuovo cantautorato sembra molto più frivolo, sicuramente più "social", in fondo più contemporaneo rispetto all'aura ormai storica dei padri. La si può chiamare decadenza dei costumi o impoverimento della lingua, brandendo con nostalgia i 33 giri stipati in salotto. Oppure ci si può immergere nelle storie leggere e malinconiche, a sfondo tragicomico, raccontate dalle nuove leve. Una scala musicale fatta di grigi, di chiaroscuri che fanno parte del mondo liquido. Dove una vera strada da prendere non c'è e dove la poesia ha le stesse parole della Tv.

Venerdì, 04 Maggio 2012 15:37

La rivincita dei technici

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Torino sembra possedere tutte le carte in regola per rappresentare una nuova ondata di techno. Chi pensa alla disco-dance di Tony Manero sbaglia, perché con techno si intende musica scura e intellettuale, suonata sulla spinta della protesta giovanile. Basta fare un salto allo sPAZIO 211, epicentro dell'arte “contro” nelle periferie di via Cigna, oppure rifugiarsi all'Astoria di via Berthollet , per tuffarsi in una risacca della storia vicina alla rabbia dei primi rave. Sulle note di 120 Days, Kap Bambino e (prossimamente) Neon Indian, la gioventù dei contratti a progetto sembra davvero aver riscoperto, tra i vinili dimenticati in soffitta, una lingua con cui esprimersi. Infatti non è una storia inedita: nato nella Detroit degli anni ’80, il fenomeno techno si configurò come un attacco simbolico, orchestrato dalle fasce più emarginate della popolazione nei confronti di un sistema economico ingiusto. Si trattò dell’urlo di una generazione disincantata, alle prese con una strumentazione musicale all’avanguardia e con un futuro sempre più incerto. In fondo, una generazione non dissimile da quella che sfoglia delle vicende automobilistiche sull’asse Torino-Detroit, sulle cronache di tutti i giornali. Stavolta però, l’ennesimo “matrimonio” celebrato tra le due città mette d’accordo tutti e rilancia l’immagine di Torino come polo culturale a due passi dal cuore dell’Europa. A volte la crisi assomiglia davvero ad un'opportunità.

Torino capitale della musica sobria per il 2012, grazie a Bob Sinclar e a Setup Live? È la domanda che circola negli spazi riqualificati della città operaia, dai Murazzi a S. Salvario, dove  la rivoluzione non ha punito i vecchi padroni ma ha spalancato, con qualche anno di ritardo rispetto alle rivali Roma e Milano, le porte della vita notturna. “Tutto è cambiato”, direbbero gli Offlaga Disco Pax da Reggio Emilia: piazza Vittorio e i vicoli storici del Quadrilatero non servono nemmeno più da specchietto per le allodole per il turismo, quando ti permetti il lusso di ospitare contemporaneamente nei salotti cittadini un carnet di artisti del calibro di Zen Circus, Bologna Violenta, Shantel, perfino il maestro Morricone. 

Sembra quasi un Est post-sovietico, ben noto alle comunità romene di queste parti, in cui la brama di divertimento e il fascino delle ore piccole conquistano senza far prigionieri il vecchio popolo dei cartellini da timbrare e delle scrivanie comunali, sulla spinta da una proposta artistica e culturale di proporzioni inaudite. 

Evitando i commenti sulle derive edoniste della società globalizzata, c'è chi prova a cavalcare l'onda di una richiesta atavica, resa più attuale in una città che prova il salto verso un divertimento più maturo, da vera capitale. Il prossimo 24 aprile Bob Sinclair e la sua Disco Crash varcheranno la soglia del Palaisozaki, seguiti dall'orda di affezionati e di “presenzialisti” del sabato sera. La Set Up Live, organizzatrice dell'evento, si prepara come di consueto al tutto esaurito, mettendo in conto una grande affluenza di giovanissimi under 18.

Un attimo, questi ragazzi ce l'avranno il permesso per uscire? Detto, fatto: il dj francese inaugurerà per la Set Up la serie di eventi Nightlife, dedicata agli interdetti al drink, con tanto di bar bianco a tasso alcolemico zero e braccialetti di diverso colore per impedire le ubriacature al bar dei grandi. Così mamma e papà possono consegnare la paghetta a cuor leggero, sicuri di non finanziare gli stravizi, tanto chi si ricorda dello Smirnoff Nightlife Exchange Project? Ma sì, la serata internazionale promossa dalla famosa marca di vodka, oltre che dalla nostrana Set Up. Lì parlare di limitazioni avrebbe scatenato le risa, tra un brindisi e l'altro, e qui forse è ancora presto per farci chiamare capitale della musica.