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Però il derby non si gioca così

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fallo-pirlo-kadduriPerò il derby va giocato diversamente. Il giorno dopo, a mente fredda, possiamo dircelo. Smaltita la rabbia per il rigore non dato, per la mancata espulsione di Vidal, ma anche per lo stillicidio di falletti a centrocampo che l'arbitro – il "migliore d'Italia" e ribadisco d'Italia – concedeva ai giocatori bianconeri con grande generosità anche quantitativa, possiamo ammetterlo: il derby è il derby e ci va qualcosa di più che l'aspirazione al pareggio o il timore di prenderne tre.

La timidezza, la paura, la tattica portata all'estremo non vanno bene, non appagano il tifoso e in definitiva non servono per il risultato. La partita dell'andata era lì a dimostrarlo, zero tiri in porta, un teorico pareggio meritato, una sconfitta conseguita con un gol in fuorigioco di Pogba. Proprio quell'incontro consigliava di cambiare, di giocare da Toro.
Le gambe che si tirano indietro per evitare l'infortunio o il fallo, i passaggi all'indietro, la mancanza totale, completa e calcolata di foga: tutte cose che in una stracittadina di Torino non portano alla vittoria se sei il Toro.
Due sconfitte, entrambe con l'ausilio arbitrale, sono lì a dimostrarlo. Bisogna fare di più, rispolverare un tremendismo moderno, aggredendo con cognizione il pallone e gli avversari come nel quarto d'ora iniziale del secondo tempo a Verona, contro una squadra, quella gialloblù, capace di metter sotto proprio i bianconeri per un tempo e mezzo.Mica dei brocchi.

Perché ieri la sensazione predominante del tifoso granata, mentre guardava la partita, era quella di insoddisfazione per la scarsa aggressività sportiva della squadra. Ogni passaggio indietro era un grido di frustrazione, ogni passaggio col "piedino" un insulto per i giocatori della propria squadra. Una compagine forte, questo Toro, ma che chiudendosi ad oltranza è riuscita a beccarsi tre gol dal Livorno, tre dall'Inter, due dal Milan nei minuti finali. Undici giocatori che in certi momenti della partita hanno ancora paura di vincere, come all'inizio della stagione. Una squadra temibilissima, quella granata, come ha ammesso anche l'allenatore juventino, che però nel secondo tempo ha atteso troppo prima di tirar fuori la testa e riversarsi nella metà campo avversaria. E il risultato si è visto subito: Juve in affanno, palloni in fallo laterale e un rigore procurato. Peccato che non l'abbia visto il signor Rizzoli, ma questa è un'altra storia. La solita storia.

Ultima modifica il Lunedì, 24 Febbraio 2014 09:35
Einstein

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