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L'Ucraina non è un bordello [Recensione Film e foto]

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VENEZIA 4 set (Però Torino) - Seni al vento al Lido, dove l'arrivo delle Femen, movimento femminista di protesta nato in Ucraina nel 2008, era atteso da diversi giorni con impaziente curiosità. Le attiviste erano ospiti per la proiezione speciale del documentario Ukraina Ne Bordel (L'Ucraina non è un bordello) di Kitty Green.

Durante la conferenza stampa, Inna Shevchenko e Sasha Shevchenko, due delle sexestremist del movimento, hanno risposto ad ogni domanda spiegando la loro ideologia incentrata sull'attacco al patriarcato, alle dittature e alla religione.
È da ricercarsi proprio nel titolo la ragione per cui le giovane attiviste hanno intrapreso questa battaglia; stufe di essere considerate oggetti sessuali, di non avere gli stessi diritti degli uomini e di essere soggette a continui abusi da parte dello stato e della giustizia, hanno ritenuto necessario utilizzare il loro stesso corpo per essere ascoltate oltre che viste.

ucraina2Si sa bene che lo scandalo genera attenzione, soprattutto da parte dei media, e questa strategia si è rivelata piuttosto efficace per l'affermazione di Femen.
Il documentario presenta però anche una spiazzante verità, ovvero, la presenza di un uomo dietro questo movimento. Viktor Sviatski, un ideologo e attivista, entrato in contatto con Inna tramite un'amica in comune, il quale ha contribuito considerevolmente alla formazione del gruppo, strutturando un'ideologia comune e un disegno strategico forte.
Questo può sembrare un paradosso e per certi versi lo è, ma come ha dichiarato lo stesso Viktor nel documentario, anche Marx e Lenin erano borghesi eppure lottavano contro la borghesia, quindi a suo avviso un uomo può benissimo schierarsi contro un sistema patriarcale.
Inna ha voluto definire Viktor come "il detonatore di uno scoppio", una presenza che è stata rilevante agli albori del movimento ma che ora non più gradita, anche perché consapevole del suo potere, l'uomo tentava di impartire ordini alle attiviste.
Un documentario coinvolgente, fatto di interviste spontanee, immagini quotidiane nella vita delle giovani attiviste che ogni giorno si impegnano in un progetto ambizioso: quello di liberare le donne da ogni tipo di schiavitù.
La regista australiana Kitty Green, al suo esordio con Ukraina Ne Bordel, ha seguito per un anno il gruppo di Femen in Ucraina e in Bielorussia, esponendosi al punto di trovarsi in contesti pericolosi. Proprio durante le riprese della protesta contro Alexander Lukashenko in Bielorussia la giovane regista è stata arrestata dal KGB; sorte peggiore per le attiviste, che sono state buttate giù da un furgone, abbandonate in un bosco e private dei loro documenti e dei vestiti.
Ora che il peggio è scampato non resta che vedere questo documentario creato con passione, azzardo, ma soprattutto, desiderio di dare dignità e voce non solo ad un movimento, ma alle donne di tutto il mondo.

Testo e foto di Lorena Antonioni

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UKRAINA NE BORDEL (UKRAINE IS NOT A BROTHEL)

Regia: Kitty Green

Interpreti: attiviste del gruppo Femen

eMotiKO 300 x 250 Nuovi