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Recensione Filim: "Tutte le vite di Piera"

TORINO 2 gen (Però Torino) - Peter Marcias ci ha condotti nell’universo sensibile e ricco di sfaccettature di Piera Degli Esposti, una delle più grandi attrici italiane, proprio attraverso la voce di Piera e dei registi che hanno avuto la fortuna di lavorare con lei nell’arco della sua carriera.

Tutte le storie di Piera, mostra come una donna abbia saputo trarre forza dalle difficoltà dell’infanzia, dal solido ma complesso legame con una madre che sembrava “andare in letargo d’inverno e risvegliarsi solo d’estate”; Una bambina con le idee chiare, che da sempre ha voluto interpretare Riccardo III (e non Lady Anna), calarsi nei panni di uno dei personaggi più affascinanti e al tempo stesso spietato del teatro Shakespeariano. La sua vita, come una danza tra traguardi e nuove scoperte, tra amori non confessati ma vibranti e profondamente interiorizzati, l’incontro con De Filippo che dopo averla vista ha dichiarato espressamente quanto lei fosse un nuovo verbo, un’artista nuova, con un linguaggio diverso da tutto ciò che c’era stato prima, capace di modellarsi in base ai personaggi che interpretava, ma senza perdere quel carisma che le ha permesso di affermarsi negli anni. Commovente il rapporto con il regista Marco Ferreri, un legame intimo, talmente intenso da essere quasi temuto, di cui prendersi cura a distanza debita, per non ferirsi troppo forse, o per non annullarsi. Incredibilmente toccante la sequenza in cui Piera racconta di quelle telefonate silenziose che riceveva, e alle quali non riusciva a fare a meno, se ne stava li, con la cornetta in mano ad ascoltare il respiro, e a parlare, forse proprio con Ferreri. Di grande rilievo anche la testimonianza di una grande scrittrice nonché amica di Piera, Dacia Maraini, che lungo tutto il documentario ci regala degli aneddoti autentici, che tratteggiano ancor meglio la figura di una donna con una personalità travolgente, una passione inarrestabile verso l’arte ma soprattutto dotata di grande umiltà.

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