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Dahlia Tv, tifosi infuriati "Ridateci le partite pagate"

C’ERA una volta Dahlia tv, la piattaforma televisiva che aveva i diritti per la trasmissione sul digitale terrestre delle partite del Torino, delle altre squadre di serie B e di otto società della massima divisione. Adesso ci sono migliaia di ex abbonati granata inviperiti e pronti a battagliare, perché hanno pagato l’intero abbonamento in anticipo e da fine febbraio non hanno più il servizio per cui hanno scucito 8-12 euro al mese e il contributo fisso per l’attivazione. La sola associazione di consumatori Acu Piemonte — una delle sigle di cittadini organizzati attive anche su questo fronte — in città ha raccolto un centinaio di reclami, segnalazioni, email, richieste di intervento. E si appresta, attraverso l’agguerrito staff legale, a giocare due carte.

«La tv — premette l’avvocato Stefania Varca — è in liquidazione. Andare a chiedere alla stessa emittente il rimborso di parte dell’abbonamento, utente per utente, non porterebbe a niente. I creditori privilegiati sono altri, sarebbe un tentativo inutile». Allora si proverà con la Lega Calcio, in tempi brevi, appena sarà messo a punto il documento che si sta abbozzando in questi giorni. «I diritti tv le sono stati resi da Dahlia e dovranno essere riassegnati ad altre tv, così almeno ci risulta. Chiederemo che si inserisca una clausola, nei contratti, che tenga conto degli ex abbonati e del loro diritto ad avere quanto hanno già pagato, senza essere costretti a sottoscrivere nuovi abbonamenti e ad essere “fideizzati”». Poi si farà pressione sul Torino calcio, che, così come il Cagliari, da Dahlia era sponsorizzato. «Suggeriremo ai vertici della società granata di compensare i tifosi rimasti senza calcio in tv, sempre gli abbonati alla tv che ha chiuso le trasmissione, con qualche biglietto gratuito per l’accesso allo stadio o almeno con un sconto».

Non è tutto. «Il minimo che si deve fare, nel frattempo — dice Gianni Longo, che di Acu Piemonte è presidente — è togliere le tessere Dahlia prepagate da tabaccherie e rivendite che ancora le hanno, perché qualcuno potrebbe ancora acquistarle, soprattutto per i canali per adulti, ignorando che le trasmissioni sono cessate».

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