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Rosso: 'Temo un Sistema Piemonte'

roberto-rosso1Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Roberto Rosso, esponente del Nuovo Centrodestra - peraltro non candidato ad alcunché in questa campagna elettorale, scrive: 

Il "Sistema Torino" in chiave Castellani-Chiamparino - fatto da spezzoni della sinistra collinare e radical chic, uomini Fiat collocati nelle istituzioni e un po’ di centrodestra catturato a suon di nomine e consulenze - ha provocato danni seri alla città, con un mega indebitamento che tutti siamo chiamati a pagare. Bisogna evitare che gli errori si amplino sino a trasformarsi in un costosissimo "Sistema Piemonte" che servirebbe solo ad accrescere a dismisura i debiti provocati dal governo regionale di Mercedes Bresso.

Non siamo certo tra quelli che negano i risultati positivi ottenuti dagli avversari politici. Torino è diventata più bella, grazie ai lavori legati alle Olimpiadi, ed i turisti arrivano più numerosi. Peccato che tutto questo, a partire dai mega investimenti pagati non solo dalla città ma anche dall’intero Paese, sia costato decisamente troppo rispetto ai risultati ottenuti.

Torino non ha solo il record dell’indebitamento, ma anche quello della disoccupazione tra le grandi città del Nord. Disoccupazione giovanile e disoccupazione più adulta. Povertà crescente, problemi di alloggi, nonostante i tanti palazzi vuoti a partire da quelli realizzati per i Giochi Olimpici e che, troppo spesso, sono occupati abusivamente da immigrati clandestini.

È mancato, in pratica, un modello di sviluppo come quello che - con i governi cittadini guidati dai democristiani e dai socialisti - aveva portato Torino ed il Piemonte a dotarsi delle infrastrutture indispensabili per ogni crescita economica (dall’autostrada del Frejus a quelle verso Savona, Piacenza ed Aosta, all’ampliamentro dell’aeroporto di Caselle). D’altronde i modelli di riferimento della sinistra radical chic che faceva capo a Castellani prima ed a Chiamparino dopo, sono quelli ereditati dall’ex sindaco Diego Novelli: niente metropolitana, nessun ammodernamento, nessuno sviluppo.

All’immobilismo cronico della sinistra si è aggiunto un tocco di cultura dell’effimento. Con festival musicali senza capacità di attrarre pubblico al di fuori della cerchia urbana (ma dai costi elevati), con palazzetti per lo sport realizzati o ristrutturati con i soldi per le Olimpiadi ed ora tragicamente sottoutilizzati, con tanti soldi sprecati per iniziative utili solo a far lavorare amici e parenti. Con la resa incondizionata alla delinquenza ed all’illegalità diffusa e protetta, tanto da garantire mercati riservati agli abusivi.

Senza un’idea vincente per il rilancio di Torino e, tantomeno, per lo sviluppo del Piemonte. Che è e resta una regione a forte vocazione industriale.

Ma quale industria? La nostra proposta è quella di passare dalla manifattura alla "cerebrofattura". Un’industria di alto livello, di alta qualità. Che valorizzi i tanti cervelli che a Torino abbondano e che da Torino fuggono. Vogliamo una città ed una regione che sappiano attirare non solo investimenti ma anche professionalità. Ma per far questo occorre ripartire dalle proposte che avevano caratterizzato le candidature di Raffaele Costa contro Castellani e successivamente la mia contro Chiamparino. Proposte che prevedevano una maggior sicurezza per i torinesi ed uno sviluppo basato su un ambizioso programma di opere pubbliche in grado di rendere la città più interessante per gli investitori: completamento della tangenziale ad est di Torino, secondo anello, passante sotterraneo, seconda linea di metropolitana, ridisegno del sistema ferroviario. Il modello che avevo in mente - chiaramente contrapposto alla strategia del sistema di potere torinese, fermo all’idea di produrre "gianduiotti" al posto dei motori - era fondato sul recupero della produzione industriale da conseguire attraverso l’utilizzo delle leve a disposizionmen degli enti locali, dalla fiscalità agli strumenti urbanistici, allo sviluppo delle infrastrutture.

Perché non si possono trattenere i "cervelli" e le professionalità elevate - ed ancor meno si possono attirare - se non si offre un territorio che garantisca tranquillità, serenità, servizi adeguati, prospettive di crescita umana e professionale.

Una crescita che premi le qualità e non la cerchia del Sistema Torino. Perché, a differenza di quanto ha sostenuto Castellani, non è vero che Torino sia piccola e ci si conosca tutti e per tanto diventa inevitabile affidare incarichi e commesse a parenti ed amici.

Noi vogliamo rompere questo cerchio che di magico ha nulla. Per coinvolgere tutti i torinesi capaci, competenti ed onesti in una nuova fase di crescita della città e del Piemonte.

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