"Pensare che dipenda tutto dal povero Ferrero sarebbe ingiusto, perché in questa materia le competenze sono anche di altri, per esempio del Viminale. Però a Paolo dico: sei al governo, sei un ministro, e allora datti da fare". Lo afferma Sergio Chiamparino, in una intervista al Corriere della Sera. E risponde così a Casini che lo ha inserito, assieme a Bersani e Letta, fra i politici dell'Unione che vedrebbe in un suo ipotetico esecutivo: "Non mi dispiace se qualcuno parla bene di me, soprattutto se come in questo caso la stima è reciproca". Anche se, per il suo futuro, Chiamparino immagina solo una carriera accademica. Difficile credergli, in ogni caso.
Tornando al povero Ferrero, il sindaco di Torino afferma inoltre che "chi ha responsabilità di governo invece di organizzare manifestazioni, o di partecipare a manifestazioni, deve dare risposte ai problemi delle persone. E, se possibile, dovrebbe farlo prima che a qualcuno, non sollecitato, venga in mente di protestare in piazza. Sarà banale, ma questo è il nostro compito. Mi ci metto dentro anch'io". E commenta così l'invito del ministro agli immigrati a far sentire la propria voce: "Se chiami la gente in piazza rischi di prestare il fianco a strumentalizzazioni, appari come uno che vuole fomentare. Poi magari i tuoi avversari si mettono a organizzare contromanifestazioni di cittadini italiani. Diventa una situazione allucinante". Invece, nota, "se Ferrero, o io, ci diamo da fare di più per risolvere i problemi di quella maggioranza di immigrati regolari, dalla casa alla scuola, dal lavoro ai permessi, questo aiuta anche a contrastare con più efficacia la minoranza che alimenta la percezione dell'immigrato uguale criminale".