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Champions. Berlino capolinea per l’immenso Xavi. E forse anche per Pirlo

Xavi e PirloTORINO 6 giu (Però Torino) - "È stata una decisione molto difficile, mi è costato molto prenderla, ma credo sia arrivato il momento di dire basta". Così Xavi ha annunciato il suo addio al Barcellona dopo 17 anni. Una bandiera, una leggenda vivente che ha collezionato 764 presenze solo con il club catalano.

Sta con il club catalano da quando era un ragazzino, esordio nelle giovanili nel 1991, in prima squadra dal 1998, calcisticamente un'eternità. Ma ora, a 35 anni, è arrivato il momento di salutare. Finirà la carriera in Qatar, con un contratto di due anni al Al-Sadd. Xavi giocherà l'ultima partita da giocatore blaugrana proprio a Belino nella finale di Champions League contro la Juve.
Indipendentemente da come andrà a finire, il pubblico del Barça gli riserverà l'ennesimo lungo applauso. Sarà un momento storico per un giocatore leggendario, brillante cervello di una squadra che ha rivoluzionato il calcio europeo. Protagonista anche con la Nazionale spagnola: due Europei e un Mondiale, passati dai suoi assist.
Ma lui di perdere la coppa dalle grandi orecchie non lo ha nemmeno ipotizzato: "Noi arriviamo carichi, per nulla appagati. Vincere sempre di più è la nostra filosofia. Ci hanno educato così: siamo tremendamente competitivi e non potremmo mai avere la pancia piena".Xavi

L'ultima anche di Pirlo? - Una vita speculare, quasi, a quella di Andrea Pirlo, che ha già dichiarato che quella di Berlino potrebbe essere, in caso di vittoria, la sua ultima partita con la maglia della Juventus. Proprio in quello stadio in cui, nel 2006, Pirlo alzò al cielo la Coppa del mondo. Due centrocampisti moderni, due metronomi straordinari che per vent' anni hanno esaltato il gioco del calcio. Juventus - Barcellona è anche la sfida tra Xavi e Pirlo.

Dibattito aperto - Chi vincerà la Champions? In Spagna sono sicuri farcela. Credono che il Barcellona farà il Triplette. Giudicano troppo forte la compagine catalana, che può contare su Messi, Suarez e Neymar, il trio delle meraviglie. A Barcellona però nessuno ammette chiaramente che sono i favoriti e parlano di 50 e 50, probabilmente capiremo solo a Berlino se hanno sottovalutato la Juventus o meno. Luis Enrique riconosce che se Allegri del Barcellona teme particolarmente Messi, lui non ha preferenze specifiche. "Della Juventus mi preoccupa tutto - ammette l'allenatore del Barcellona - La conosco bene, come m'immagino loro conosceranno noi, perché seguo il calcio italiano. Non so dire se ci attaccheranno o si chiuderanno in difesa. So che i bianconeri hanno una formazione ben definita con alcune individualità di spicco. Non dovremo dare troppo spazio a Pirlo, in maniera che non possa sviluppare il suo gioco. Morata è migliorato moltissimo e Tevez è un pericolo costante. Ma tutti i giocatori della Juve sono da temere".
Sulla Juve si è anche espresso il Ct delle Furie Rosse Vicente del Bosque: "È una squadra che ha un'ottima difesa e sa far male in attacco con Tevez e Morata, uno che aiuta tanto. La vittoria della Juventus in campionato non è mai stata in discussione, ma questo lungo predominio non è arrivato per caso, nessuno regala nulla in Italia. La solidità della Juventus, la sua capacità di restare fredda e decisa anche in momenti di grande difficoltà come quello sofferto al Bernabeu mi ha colpito. È un segnale forte. Quella di Allegri è una vera squadra, un gruppo che non è solo esperto ma anche ambizioso".allegri-luis

La rabbia per Chiellini - Avrebbe potuto essere la prima volta, dopo il morso di Italia Uruguay, per rivedere Luis Suarez davanti a Giorgio Chiellini. Invece l'ormai certo forfait del difensore bianconero, ha come indispettito la stampa spagnola, già pronta ad affilare i pennini.

Il precedente di Luis Enrique - "Mi ricordo di quando, da calciatore del Barcellona, ho giocato contro Buffon - ammette Luis Enrique - Non è un bel ricordo perché ci eliminarono (era la Champions 2003-'04, N.d.R.). Continua a essere un grande portiere e per noi un problema in più. Non posso dire che l'idea del calcio italiano difensivista sia scomparsa, ma non è più quella di prima. Perciò non mi aspetto una Juve che sia solo difesa e contropiede". E sul fatto che, a detta di Massimiliano Allegri, la Juve deve solo fare bene due o tre cose per portare a casa la coppa, il tecnico asturiano risponde con ironia: "Se lo ha detto il signor Allegri chi sono io per dubitarne?".

Mario Bocchio

 

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