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Venerdì, 25 Maggio 2012 18:06

Punteggiatura di coppia

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La vita di coppia è un’enciclopedia della punteggiatura.

Ci sono le maiuscole delle GRIDA DEI LITIGI, come se parlare a voce più alta chiarisse meglio i pensieri. C’è perfino chi pensa in maiuscolo, a sommergere il pensiero del partner se è difforme dal proprio. IO PENSO, QUINDI LA TUA OPINIONE NON CONTA NIENTE. E la punteggiatura schiaccia.

Ci sono le parentesi delle storie in parallelo (ma forse in fondo non sei la persona più adatta a me, e chissà se lui/lei mi calza meglio. Ci provo e poi torno da te).

Poi ci sono i punti interrogativi, del tipo: ma che vuole ancora l’ex? Non gliene fregava niente quando stavano insieme, proprio adesso deve iniziare a fregargliene qualcosa?? Ogni dubbio e ogni incertezza prende la forma dell’uncino del punto interrogativo e ti lacera il petto ad ogni pensiero.

Ci sono le virgole: state insieme, non state insieme, state insieme, non state insieme. E la serie di virgole segue il movimento altalenante dell’eterno ritorno: dall’angoscia dello stare lontani, all’angoscia dello stare insieme, dall’impossibilità di sopportarsi, a quella di sopportare il ricordo. E la forma stessa della virgola mi sembra quella di una testa che spunta dall’onda a prendere una boccata d’aria, in attesa di quel punto tanto agognato che non arriva mai.

Ogni tanto ci sono anche dei punti e virgola, in corrispondenza della ripresa del rapporto dopo anni. C’è infatti un momento in cui ti viene il dubbio di aver troncato un po’ troppo sbrigativamente la storia della tua vita e continui a dirti che in fondo è una brava persona e dovresti riprovarci. Ma il tempo non ha cancellato i motivi che vi impedivano di stare insieme e il risultato è quel punto e virgola: ci riproviamo ancora una volta; ci arrendiamo subito di fronte al fatto evidente che non c’entriamo niente l’uno con l’altra. E quel punto e virgola ha l’aspetto di una pugnalata in pieno petto che lascia una striscia di sangue- o la riprende; oppure è un punto sottolineato, come a dire che il punto che metti dopo quell’osservazione deve essere forzatamente un punto a capo.

Poi ci sono i punti. Quelli del tipo “sparisci dalla mia vita”. Quello di solito è una pugnalata secca, che non lascia neanche troppo sangue, tranne un alone intorno al petto. Oppure quelli del “preferisco terminare prima di essere troppo coinvolto”.

Ma la punteggiatura ha bisogno di chiarezza: se non sai perché stai mettendo quel punto non fai altro che affiancarlo ad altri punti... e lasci in sospeso una storia d’amore che non riesci a vivere.

Il punto è minuscolo, ma è un’azione decisa, circoscritta. Un piccolo cerchio chiuso su se stesso che dice che lì è finita, per un tal motivo o per l’altro. Punto. Se sai bene perché lo stai mettendo, riesci anche ad andare a capo.

(Pubblicato su Però il 16/10/2009)

Ultima modifica il Sabato, 26 Maggio 2012 19:47
Nazarena Fazzari

Sex & Turin

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