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Muore Pietro Ferrero in Sudafrica Stampa
Scritto da Redazione Però   
Lunedì 18 Aprile 2011 19:27

pietro-ferrero-AGF_324E' morto Pietro Ferrero, torinese, 48 anni, erede del colosso dolciario della nutella. Era in Sudafrica dove si trovava in una missione di lavoro, con il padre Michele e una trentina di dirigenti del gruppo, per progettare la realizzazione di uno stabilimento non lontano da Johannesburg. E' stato colpito da un malore mentre andava in bicicletta, sua grande passione. Pietro Ferrero era sposato dal 2003 con Luisa Strumia e aveva tre figli piccoli: Michael, 4 anni, Marie Eder di 3 e John di un anno e mezzo. Laureato in biologia nel 1985 ha subito iniziato a lavorare nella societa'. Esponente della terza generazione della grande azienda di Alba, era figlio di Michele, che il 26 aprile compie 86 anni e di Maria Franca Fissola, 72 anni. La guidava insieme a Giovanni, il fratello di un anno piu' giovane, con cui condivideva la carica di amministratore delegato della Ferrero Spa, societa' italiana del gruppo. Era anche Chief Executive Officer della Ferrero International, holding lussemburghese del gruppo che conta 38 societa' operative, 18 stabilimenti e oltre 20 mila dipendenti in quattro continenti. La sua attivita' inizia nel 1992 con incarichi esterni al gruppo e poi con la responsabilita' della gestione operativa nella divisione Europa della Ferrero. E' stato consigliere di Mediobanca, di Allianz e di Italcementi, nel Consiglio di Sorveglianza di Mediobanca, nella Giunta di Confindustria e di Assonime, nel Comitato Esecutivo di Aspen Institute Italia. Nel novembre 2002 ha ricevuto dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il Premio Leonardo Qualità Italia 2002. Ad Alba, dove viveva, lo ricordano come un uomo riservato e semplice, amante dello sport, in particolare dello sci e della bicicletta. Amava pedalare per le colline intorno alla citta', spesso insieme a dirigenti e dipendenti del gruppo e talvolta partecipava a gare amatoriali. Il nonno Pietro, fondatore del gruppo, era morto anche lui a soli 51 anni, stroncato da un infarto. Immediato e' arrivato il cordoglio delle istituzioni politiche piemontesi e degli industriali. "E' una perdita gravissima, un manager capace e un uomo di raro spessore - afferma il governatore del Piemonte Roberto Cota - Mi stringo a nome di tutti i piemontesi intorno alla famiglia, simbolo di grande dedizione al lavoro e di grandi valori". Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ricorda Pietro come ''un imprenditore di valore e un uomo lungimirante. Non ci sono parole - aggiunge - per esprimere il nostro dolore. Scompare uno tra i più grandi rappresentati del capitalismo italiano. E' una perdita grave per tutto il Paese''.

Il circolo Principe Eugenio di Torino, nella consueta rubrica "Post-it", di Valter Carasso, ha voluto rendere omaggio alla figura di questo giovane imprenditore.

Continuo a chiedermelo, ma a questo mondo tutte le persone e le cose semplici sono destinate a scomparire? Dopo la tragedia del 7 agosto 2008 che di colpo portò via Andrea Pininfarina, oggi apprendiamo dalla Stampa che Pietro Ferrero è stato stroncato da un malore mentre era in bicicletta a soli 47 anni. Oggi come allora non è la giovane età a colpirmi ma la malasorte che colpisce un simbolo più che l’uomo. Prima in scooter, ora in bicicletta. Anche il mezzo rivela l’essenza delle persone, la loro riservatezza e semplicità. Pietro scompare pedalando. Lo ha sempre fatto per passione e per dedizione al lavoro. Spirito di una famiglia che ama fare le cose in silenzio e senza eccessi. Pietro Ferrero incarnava perfettamente questo modo di vivere. Il Piemonte paga un prezzo altissimo in termini di continuità storica delle aziende che hanno fatto un pezzo di storia d’Italia: Giovannino e la Fiat - Andrea e la Pininfarina - Pietro e la Ferrero. Questo ricordo è anche una speranza, che come “loro” in Piemonte ne esistano ancora tanti. L’abitudine al fare, senza cercare eccessi e clamori, è nel DNA dei piemontesi, questo è il vero patrimonio da salvare. Addio Pietro e grazie per quello che con semplicità hai fatto per molti e per la tua famiglia.

Come lo ricordano ad Alba (tratto da "Repubblica")

DA IERI pomeriggio Alba è una città in lutto. Perché Pietro Ferrero, lo conoscevano tutti nella capitale delle Langhe. Lo vedevano tutte le mattine passare in via Maestra, prendere il caffè in piazza Savona, lo vedevano faticare sulla sua bicicletta su è giù per le colline. Era l’imprenditore globale, ma anche il benefattore e addirittura l’amico. «Il primo pensiero è per la moglie, per i tre figli ancora piccoli per una giovane vita stroncata - dice Maurizio Marello, sindaco di Alba - Perché qui alla famiglia Ferrero siamo tutti legati. Sono loro che per primi hanno tolto Alba e la Langa dalla miseria del dopoguerra, non c’è famiglia che in questi cinquant’anni non abbia avuto qualcuno che ha lavorato in Ferrero». Un affetto ricambiato: «Basta ricordarsi quello che è avvenuto per l’alluvione del ‘94 - continua Marello - quando tutta la città si mobilitò per rimettere in sesto la Ferrero, devastata dall’acqua». Ricorda commosso Pietro Ferrero anche l’ex sindaco di Alba Giuseppe Rossetto, oggi vicepresidente del Consiglio provinciale di Cuneo: «È un colpo micidiale. Quando ero sindaco, l'ho sposato. Era metà giugno del 2003, eravamo amici. Il suo legame con Alba era fortissimo e cercava di mantenerlo anche quando era fuori per lavoro».

«Un grande lavoratore e un grande sportivo - dice invece Bruno Ceretto, famoso produttore di vino albese e amico di Ferrero - era bello vederlo quando passava per via Maestra e andava a prendere il caffè nei bar di Alba, con gli amici albesi con cui era cresciuto. Molti poi sono andati a lavorare con lui». Un grande finanziere ma anche un uomo che si era «appassionato al prodotto sulla scia di suo nonno e di suo padre: discutevamo per ora della qualità delle nocciole o del cacao» aggiunge Ceretto.

Sportivo, ciclista quasi professionista: «Credo che tutti ad Alba abbiano negli occhi l’immagine di lui in bici, concentrato che va su è giù per i colli di Langa, preceduto dalla sua scorta» dice Alberto Cirio assessore regionale al Turismo, ma prima di tutto albese. «È una perdita che sento tantissimo, prima di tutto perché era un mio amico, avevamo l’abitudine di prendere il caffè assieme in piazza Savona, poi perché lui era davvero un albese che amava la sua città».

Lo testimoniano l’impegno nella Fondazione Ferrero, anima culturale di Alba, ma anche ricorda il sindaco Marello: «il fatto che Ferrero nonostante oggi aprisse stabilimenti in tutto il mondo non aveva certo abbandonato la nostra cittadina. Anzi negli ultimi anni ha aperto nuove linee di produzioni e un centro di formazione per i dirigenti, un nuovo magazzino di stoccaggio, incrementando i posti di lavoro».

Un Ferrero a tutto tondo, semplice e riservato come il padre Michele di cui non si ricordano interviste. «Ora sta calando lo sconforto sulla città - dice Carlo Petrini il leader di Slow Food che con i Ferrero collabora in iniziative come l’Università del Gusto di Pollenzo - Lo conoscevo come una persona molto discreta, nello stile Ferrero. Una famiglia che non appare mai in maniera invasiva ma che ha caratterizzato una stile di piemontesità classica fondata sul lavoro e la dedizione».

«Non ho parole solo tristezza ed incredulità. Per l'Italia è morto un grande imprenditore ed uno straordinario uomo. Per me è morto un amico» dice invece un altro figlio della Granda, il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto.

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Ultimo aggiornamento Martedì 19 Aprile 2011 11:22
 
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