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Ikea: alla fine, il secondo negozio torinese si farà Stampa
Scritto da Redazione Però   
Giovedì 29 Settembre 2011 09:01

Come volevasi dimostrare, alla fine aveva ragione il presidente della Provincia Antonio Saitta. Ikea ha un interesse commerciale e intende costruire un secondo punto vendita nel torinese. Non vuole fare beneficienza: quindi, lo farà e troverà un terreno adatto, non uno agricolo, come intendeva inizialmente. Le ipotesi ora sono quelle di Nichelino, Moncalieri o Carmagnola. In tutti e tre i posti, si stanno valutando aree industriali dismesse.
Dopo l'incontro della settimana scorsa tra l'amministratore delegato di Ikea Italia Lars Peterson e il governatore Roberto Cota e dopo la prima riunione del tavolo tecnico tra la Regione e progettisti del gruppo svedese che si è tenuto l'altro ieri, c'è più che uno spiraglio. Nell'incontro infatti i tecnici regionali hanno proposto all'Ikea i dossier di alcuni siti alternativi a quello di La Loggia su cui era previsto l'investimento che è stato bloccato dalla Provincia. Tre sarebbero quelli più interessanti e tutti nella zona sud di Torino: si parla dell'area dell'ex stabilimento Viberti a Nichelino, di una zona di Moncalieri dove già sono insediati alcuni importanti capannoni della grande distribuzione e infine di Carmagnola. I tecnici svedesi si sono riservati una risposta entro i prossimi 15 giorni.

"Siccome la nostra priorità è quella di aprire le porte a chi decide di insediarsi in Piemonte e portare lavoro  -  spiega Cota  -  stiamo cercando di dare il massimo della disponibilità a Ikea. Nel rispetto assoluto della legge, però" ha sottolineato il governatore per far capire come la sua azione non sia in contrasto con quella di Saitta che, da presidente della Provincia aveva bloccato, norme alla mano, l'ipotesi La Loggia".

Naturalmente, in questi casi, nessuno si preoccupa mai di calcolare quanti piccoli e medi mobilifici chiuderanno o saranno costretti a ridurre gli organici. A meno che i torinesi, improvvisamente, non raddoppino i loro acquisti di comò, poltrone e librerie. Ma insomma. si capisce: un investimento del genere non può essere preso sottogamba.

"A noi l'investimento di Ikea in Piemonte interessa per molti motivi" continua Cota, che ieri è stato ringraziato pubblicamente in un intervista sul Sole 24 Ore dal ceo dell'azienda Mikael Ohlsson per l'impegno che sta mettendo nel cercare di risolvere la vicenda. "Prima di tutto  -  continua il presidente  -  oltre alla creazione del nuovo centro di vendita a Torino Sud ci hanno annunciato che nei prossimi cinque o dieci anni vogliono crearne un terzo, stavolta nel Piemonte Orientale". Cioè tra Novara e Vercelli, terre molto vicine al cuore del governatore. "Poi  -  aggiunge Cota  -  non si deve dimenticare che Ikea è un'impresa molto particolare che sul nostro territorio porta lavoro sia direttamente che indirettamente: infatti molte commesse vengano affidate a imprese locali". L'esempio, ma non è l'unico, è il contratto stipulato qualche tempo fa con una azienda biellese che produce cassetti per Ikea e che così ha già raggiunto i 250 dipendenti.

L'investimento di Ikea a La Loggia saltò perché dopo che l'amministrazione del paese della prima cintura torinese aveva già dato il suo sì, la Provincia bocciò l'operazione: se deve essere costruito un nuovo centro vendite  -  spiegò il presidente Antonio Saitta  -  lo si faccia su aree industriali dismesse o comunque su superfici non compromesse. Non come vuole fare Ikea su terreni agricoli di elevato valore ambientale e che vanno tutelati". L'investimento di Ikea, che dopo le dichiarazioni di Saitta aveva minacciato di abbandonare ogni ipotesi di nuovi insediamenti, costerà circa 70 milioni e dovrebbe creare 250 nuovi posti di lavoro.

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