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Torino tartassata: sfuma l'Autorità per i Trasporti

palazzocarignano2TORINO 31 lug (Però Torino) - I torinesi? Buoni a pagare le tasse e tacere. Va così l'Italia, da sempre: bisogna premiare Milano, eventualmente Napoli e il Sud. C'è Roma, la Capitale naturalmente va tutelata. La "periferica" Torino si può tartassare impunemente senza che alcuno si adombri. Ecco quindi che pure l'Autorità per i Trasporti, che sembrava ormai cosa fatta in riva al Po, ora sta per sfumare.

Il Senato, infatti, ha votato contro l'emendamento che prevedeva di insediare nel capoluogo piemontese - patria dell'industria automobilistica nazionale, peraltro - la famosa Authority. Il presidente del Piemonte, Roberto Cota, ha dichiarato: "E' un fatto molto grave. Roma non ha neppure il coraggio di affrontare la partita a viso aperto e usa i mezzucci, come l'applicazione del regolamento. Comunque non finira' qui". Difficile non essere d'accordo, ma altrettanto difficile non sottolineare la complessiva debolezza della politica piemontese, a cominciare dalla Lega Nord, capace di farsi sentire quando serve, soltanto per tutelare la Lombardia, non certo "l'oltreTicino". Per non parlare del Pdl, in Piemonte sempre attento a tutelare i deretani dei vari responsabili altolocati, ma molto meno attento a salvare il territorio. E il Pd? Poco importa, tanto i voti li prende lo stesso e comunque a Torino. Basta ricordare il caso dell'Authority delle telecomunicazioni, inizialmente promessa a Torino e poi dirottata da Romano Prodi a Napoli, per assicurarsi le preferenze alle urne dei campani, meno certe di quelle torinesi.

La decisione del Senato è stata motivata con l'estraneità del tema rispetto alla materia in discussione, il decreto Lavoro. Quindi l'emendamento non è stato neppure votato, lasciando sconcertati coloro che in queste settimane si sono adoperati perché l'operazione andasse in porto. Innanzitutto i deboli parlamentari piemontesi, che con il loro emendamento hanno superato tutte le commissioni. La mazzata a Torino arriva alla fine di una settimana che aveva visto il governo assolutamente tiepido sull'assegnazione della sede a Torino, con il premier Enrico Letta che in un tweet aveva liquidato la questione scrivendo che «le sedi fuori Roma non sono state esperienze felici».

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