| Alla Cavallerizza Reale debutta il 18 gennaio "Questa sera si recita a soggetto" con Di Mauro | ![]() |
| Scritto da Mara Martellotta |
| Mercoledì 12 Gennaio 2011 16:55 |
|
In prima nazionale debutterà martedì 18 gennaio prossimo la pièce pirandelliana “Questa sera si recita a soggetto”, alle ore 20.45, alla Cavallerizza Reale – Maneggio, promossa dal Teatro Stabile di Torino per la regia di Virginio Liberti, le scene e i costumi di Rita Bucchi e le luci di Marco Burgher. Lo spettacolo è interpretato da Michele Di Mauro (Rico Verri), Gisella Bein (La signora Ignazia), Riccardo Lombardo (Sampognetta), Tatiana Lepore (Mommina), Simona Nasi (Totina), Rossana Gay (Dorina), Francesca Rota (Nenè), Amandio Pinheiro (Hinkfuss), Antonio Alveario (L’avventore), Mariano Pirrello (Nardi), Pasquale Buonarota (Pomàrici), Lino Musella (Sarelli), Massimiliano Poli (L’altro avventore). La pièce sarà replicata alla Cavallerizza Reale, per la Stagione in Abbonamento del Teatro Stabile di Torino, fino al 6 febbraio prossimo. Poi andrà in scena al Teatro Mercadante di Napoli, dal 6 al 17 aprile 2011. Lo spettacolo di Liberti si inserisce nel Laboratorio Italia, la stagione teatrale dello Stabile torinese dedicata da Mario Martone al 150° Anniversario dell’Unità d’Italia: «Virginio Liberti - dichiara Martone - indagherà nuove possibilità di interpretazione di quel gioco di scatole cinesi che è Questa sera si recita a soggetto, leggendolo in rapporto a una tradizione tanto celebrata musicalmente quanto misconosciuta teatralmente, quella del melodramma». Virginio Liberti metterà in scena per lo Stabile di Torino Questa sera si recita a soggetto, il testo che conclude la trilogia del teatro nel teatro di Luigi Pirandello (Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a soggetto), allestito in prima italiana al Teatro Carignano di Torino il 14 aprile 1930. All’indomani del debutto, Francesco Bernardelli su “La Stampa” scrisse: «Che ha fatto Pirandello con questa nuova opera? Ha smontato ancora una volta il congegno teatrale, e ce lo ha presentato a pezzi e frantumi o meglio nella sua laboriosa gestazione. È sempre stata la più profonda ragione poetica di Pirandello, anche nelle commedie senza trucco, quella di creare e palesare a un tempo le segrete ed effimere architetture, le convenzioni, i luoghi comuni, che sorreggono l’ispirazione. L’opera d’arte è una cosa immobile - egli va ripetendo da anni - e la vita è una cosa tanto rapida e mossa che noi non riusciamo neppure a riconoscerla. L’artista per fermare la vita nell’opera d’arte si serve di certi mezzucci e compromessi e trovate, che sono quanto mai caduche, e che Pirandello converte volentieri in motivi ironici. Tra la vita e l’opera d’arte nascono dunque contrasti e dissidi, fusioni e trasfigurazioni inaspettate, spesso i limiti tra vita e arte non si possono definire. Quando Pirandello si propose di rappresentare plasticamente il mistero della creazione poetica scrisse i Sei personaggi in cerca d’autore, con Questa sera si recita a soggetto è sceso a un tema assai meno intimo: egli ci ha voluto descrivere, cioè, come un’opera d’arte già bell’e composta possa venire adattata alle esigenze del palcoscenico, e come le esigenze del palcoscenico siano, e fino a che punto, pretesto per una compiuta opera d’arte». Le ragioni per mettere in scena questo testo oggi sono molteplici ma partono dalla consapevolezza dell’inspiegabile tendenza dei teatranti italiani a non frequentare le pagine di Luigi Pirandello, nonostante l’influenza che il drammaturgo ha avuto per la cultura del Novecento, a partire dalla recensione che Antonin Artaud scrisse dopo la prima parigina dei Sei personaggi. Per Liberti, Pirandello dovrebbe essere riscoperto e difeso nella sua potente originalità. Allestire Questa sera si recita a soggetto significa riscoprire un testo che fu occasione eccezionale di riflessione sul teatro di quel tempo e che gettò le basi per un progetto di teatro futuro. Il discorso pirandelliano sulla natura del teatro, sulle sue contraddizioni e sulla capacità di esprimere emozioni primarie, si intreccia con la pratica del teatro musicale, con l’irruzione sulla scena di uno spettacolo di prosa, di brani del Trovatore. Non importa capire se Verdi viene citato perché anch’egli autore di una trilogia musicale che comprende proprio Il Trovatore, ma sicuramente nel musicista, Pirandello riconosce una capacità di innovazione non offuscata dalla grande popolarità. Ma come sempre con Pirandello c’è bisogno di un paziente e rigoroso lavoro di archeologia per togliere le stratificazioni del tempo e riportare la commedia alla sua autentica potenza. Battute come «L’arte è sul palcoscenico, la vita in platea» sono acquisite, così come la presenza di attori in sala, basti pensare alla risorsa che questa pratica rappresentò per il teatro degli anni ’60 e ’70. Questa sera si recita a soggetto viene proposto a ottant’anni dal debutto, un ritorno alle origini del teatro ma anche a quel di più di verità che gli appartiene: «personaggi e attori, autore e direttore-capocomico o regista, critici drammatici e spettatori alieni o interessati».
|