Sono andati in vacanza più tranquilli i 200 precari della Regione Piemonte che, assunti con contratto a termine triennale nel 2009 (dopo un regolare concorso) rischiavano di rimanere a casa, senza lavoro, all’inizio del prossimo anno. Per loro infatti con l’accordo di maggioranza e opposizione e con il sì dei sindacati, l’assessore al Personale Giovanna Quaglia ha preparato una legge che sarà discussa in Consiglio in autunno. Una legge che però non pensa solo a regolarizzare i precari, ma riorganizza la struttura del personale della Regione. E prevede tagli consistenti.
Per riuscire ad assorbire quei 200 nell’organico dell’ente sarà infatti necessario, in base alle durissime imposizioni fissate per il personale degli enti pubblici dalle ultime manovre finanziarie e ai vincoli di bilancio, che lascino la Regione almeno un terzo (un migliaio) degli attuali 3.200 dipendenti. Qualcuno meno forse perché la norma fissata da Tremonti parla di soldi e non di numeri e prevede che «una Regione possa procedere a assunzioni di nuovo personale nel limite del 20 per cento della spesa corrispondente alle cessazioni dell’anno precedente».
Una norma che ipotizza dunque un percorso piuttosto lungo per la regolarizzazione dei duecento precari. Non a caso la legge regionale proposta dalla giunta Cota garantisce loro comunque un paracadute provvisorio: un codicillo infatti stabilisce infatti che «nel rispetto dei vincoli stabiliti dalla legislazione statale i contratti di lavoro
a tempo determinato sono prorogati sino all’inquadramento a tempo indeterminati nei ruoli della Regione».Intanto però partirà una campagna di incentivi per convincere molti degli attuali dipendenti a lasciare la Regione per prepensionamento o per altri motivi. La stessa legge stabilisce infatti che dal 2011 al 2015 l’amministrazione di piazza Castello potrà proporre al personale «la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro riconoscendo una indennità supplementare fino a un massimo di 24 mensilità» Insomma per chi accetterà di andarsene sono pronti due anni di stipendio in più. Una norma prudenziale stabilisce poi che chi uscirà dalla porta (cioè accetterà gli incentivi) non potrà poi rientrare in Regione con contratti di consulenza o altre simili diavolerie.
«Con questa legge spiega l’assessore Quaglia pensiamo di ottenere due risultati: da un lato garantire il lavoro a precari che hanno un’età tra i 30 e 40 anni, spesso lavorano in Regione da tempo con professionalità alte. Perderli sarebbe una danno anche per noi. Dall’altro contiamo grazie a questi incentivi anche di riuscire a ridurre in assoluto, razionalizzandolo, il personale della Regione Piemonte con ovvii vantaggi per i bilanci». Nelle intenzioni di Cota poi ci sarebbe anche un ulteriore riduzione del numero dei direttori generali (oggi sono 15).







