Quando, all'inizio della sua presidenza, arrivò il coach Gianni De Biasi, Urbano Cairo disse che sarebbe diventato "il Ferguson del Toro". Non portò molta fortuna, diciamo. Ora, in barba alla scaramanzia - mentre la squadra obiettivamente sembra giocare bene - Cairo ci ricasca e assicura: "Con Ventura vedo un futuro". Insomma, c'è da augurarsi che la proverbiale sfortuna granata non s'accanisca di nuovo, leggendo l'intervista rilasciata dal presidente del Torino F.c. a Tuttosport, che proponiamo qui sotto:
TORINO - Buon giorno, presidente. Tocca a lei, adesso.
«
Ho letto la vostra intervista a Ventura. Molto bella. Ampia. Molto articolata. Ventura ha detto molte cose e giuste. Che condivido. Giusto anche il tono. Mi ha telefonato poche ore fa. L’abbiamo commentata. Gli ho detto che mi è piaciuta molto anche la parte in cui parla della curiosità, dell’emozione che questo Toro può generare in giro per l’Italia, di stadio in stadio. Una delle parti più belle dell’intervista. Mi è piaciuta molto quell’immagine della gente in fila ai botteghini per vedere il Toro. Per scoprirlo dal vivo. Comunque Ventura e io siamo totalmente d’accordo anche su un ragionamento successivo, implicito, indiscutibile: non bisogna esagerare con l’esaltazione del momento. Ci serve equilibrio, al contrario. Senso di responsabilità. Moderazione. Mantenere i piedi per terra è la condizione basilare per continuare a far bene».
Si può essere orgogliosi e contenti restando ugualmente con i piedi per terra.
«E’ vero. Ma bisogna stare attenti. Non solo mantenere la mentalità giusta, ma persino proteggerla. Quando dico di non esagerare con l’esaltazione mi sembra persino strano. Persino paradossale per uno come me che sono un concentrato di ottimismo. Io per primo per carattere sarei pronto a esagerare quanto a positività. Ma sono alla settima stagione nel calcio. E il calcio insegna a non esagerare, l’equilibrio è decisivo. Detto questo: vedo belle cose che mi piacciono. Un’altra bella immagine per me è l’abbraccio corale di Nocera dopo il gol di Ebagua. Tutta la panchina che corre a far festa con chi stava giocando. E’ un segnale di unità eccezionale doppiamente importante, perché assolutamente spontaneo. Vuole dire molto quel modo di festeggiare. A volte nel Toro era pure successo di non veder esultare nemmeno tutti quelli in campo, figuratevi...».
Che sarebbe un progetto?
«Parola troppo abusata. Comunque il senso è quello. Cresce dentro di me la voglia di aprire un ciclo con Ventura. La voglia e la speranza. Non ho nessuna remora a dirlo: spero di poterlo fare, di poter costruire molto altro con lui anche il prossimo anno. Finora stiamo andando bene. Le novità più evidenti sono tre: Ventura; le scelte e i tempi accelerati del nostro mercato estivo; la struttura societaria un po’ rafforzata. La novità più grossa è Ventura. E il suo lavoro. Insieme all’impegno e alla disponibilità dei giocatori. Ventura modella. E questo organico è creta pura. Un’ottima combinazione di bravi ragazzi, giovani e più esperti. La squadra ha capito che alla fine ci può essere un premio e che questa è la cosa più importante. Il premio è raggiungere il traguardo. Ma anche creare emozioni nei tifosi. E generare emozioni in tanta gente è esaltante. Poi ci potrà essere anche un premio promozione. In nessuna mia attività ho mai lesinato a premiare chi lo merita. Al momento giusto con la squadra si inizierà a parlare anche di questo. E pure in questo caso in modo naturale, a tempo debito. Sarà un piacere se si continuerà su questi livelli. Ma vorrei che passasse anche un altro mio messaggio: vincere, generare emozioni in un popolo e far sognare sono soddisfazioni che non hanno prezzo. E’ ben più esaltante di qualsiasi premio promozione».
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