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Lunedì, 19 Marzo 2012 12:22

L'ipocrita amor di Patria delle pubblicità In evidenza

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L’amor di Patria è un sentimento che affascina. Ma che va usato con il contagocce, altrimenti diventa stucchevole o, peggio ancora, ipocrita. In gioventù non se ne vede l’intrinseca pericolosità, che però gli anni e ultimamente le pubblicità, rendono palese. Così oggi ci tocca vedere due aziende che una volta erano torinesi, cioè Fiat (Chrysler) e Crt (Unicredit) sventolare tricolori a tutto spiano, per vendere più macchine o aumenti di capitale.

Ci parlano della nostra Patria, dell’amore per l’Italia, del sentimento comune che deve legarci alla Penisola, alla sua storia, alle persone in gamba che hanno creato uno dei Paesi più belli del mondo. Poi, presi da tanto amor nazionale, dovremmo acquistare tante Panda e tantissime azioni Unicredit.
Un po’ come se una ditta, produttrice di sigarette, ci convincesse che dobbiamo comprare i suoi prodotti perché amiamo i polmoni puliti e siamo fieramente contrari al carcinoma. Chiaro che lo siamo, infatti. O un’azienda petrolifera ci spiegasse che è necessario comprare la benzina, visto che amiamo l’aria pulita e l’ambiente sano. A chi non piace l’ambiente sano? Già, ma sigarette e benzina si vendono da soli, non hanno bisogno di pubblicità, almeno palese. Quindi almeno in questi casi ci evitiamo carrettate, vagonate e palate di ipocrita buonismo.
Invece per le auto e le banche no. Si può tranquillamente dire il contrario di ciò che si fa. Prendiamo il caso di Fiat, il cui amministratore delegato in modo del tutto legittimo ha lasciato intendere di poter spostare anche la sede centrale (oltre che la produzione, come già è stato fatto) da Torino all’estero. In questo caso probabilmente Detroit: "L'attaccamento emozionale al proprio paese – ha detto Sergio Marchionne - deve essere ripensato. Non significa che stai tradendo qualcuno, significa solo che stai crescendo. E' come quando i figli vanno via da casa. Non significa che non ti vogliano piu bene. Vuol dire solo che faranno delle cose e vivranno da soli. Credo che per il business valga la stessa cosa". Ciau Turin, mi vadu via.
La nuova Panda, vanto dell’italica ingegneria automobilistica, nonché emblema pubblicitario di come gli italioti sappiano costruire bene i manufatti, verrà anche prodotta in Italia. Non è male: ma la Fiat, che ha inglobato Lancia e Alfa Romeo, ha ridotto l'Italia a essere un Paese dove la produzione di veicoli è a livelli bassissimi.

Sono 80,1 milioni gli autoveicoli prodotti nel mondo nel 2011, il 3% in più rispetto al 2010. Il Paese con la maggior produzione è stata la Cina, arrivata a 18,4 milioni di veicoli. Nel Vecchio Continente a fare la parte del leone è l'industria tedesca, che ha chiuso il 2011 con un consuntivo di 6 milioni e 311 mila veicoli, cioè il 6,9% in più rispetto al 2010. Nella graduatoria dei Paesi in base al numero di veicoli costruiti, dopo la Germania c'è la Spagna con 2,353 milioni (che tra l'altro ha un solo marchio "nazionale", per giunta creato da Fiat e ora di proprietà Volkswagen), pari all'1,4% in meno, la Francia (2,294 milioni, pari al 2,9% in meno, la Gran Bretagna (1,463 milioni, in crescita del 5,1%) e l'Italia, in calo del 5,7%, con 790 mila unità prodotte. Un bel vanto patriottico, per un Paese che aveva tre grandi case automobilistiche.

Tutto giusto, tutto legale, ma almeno, dopo che ci tolgono il lavoro e la ricchezza, non ce la menino con l’amor di Patria. Senza dimenticare le banche, che quando sono in crisi chiedono aiuti statali, poi si scordano di finanziare le imprese italiane che vogliono investire. Sono necessarie garanzie, si sa. Mica può rischiare, l’istituto. E i giovani che vogliono comprare casa? Fideiussione di genitori, nonni, zii, amici e simpatizzanti. Posto fisso, busta paga. Ipoteca sul 100 per cento dell’immobile. Logico, gli affari sono affari. Non importa se l’economia (del Paese) si affossa. Tanto quella delle banche, se in difficoltà dopo anni di gestioni allegre e di investimenti sbagliati, si risana coi soldi (del Paese). E poi ci troviamo tutti davanti alla tv a vedere una signora arrampicarsi sull’asta di una bandiera italiana, che ci chiede di essere leali, sinceri, pieni d’amor di Patria. E quindi dobbiamo comprare le azioni di chi scorda di finanziare un Paese non sufficientemente garantito. 

Ultima modifica il Sabato, 26 Maggio 2012 20:18
Giovanni Monaco

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