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Torino: il razzismo presunto e le notizie sbagliate

violenzaTORINO 11 dic (Però Torino) - Una ragazza dice di essere stata violentata da due stranieri, forse Rom. Il quotidiano della Fiat fiuta la storia, nota che la Compagnia di Sanpaolo, il Lingotto, la Fondazione Crt, il Partito Democratico, Mario Monti, la cugina abruzzese di Marchionne, neppure la Merkel possono essere colpiti dalla notizia e che nessun potente ufficio stampa farà "il culo" al caporedattore di turno, quindi la spara: "Mette in fuga i due rom che violentano la sorella", questo il titolo di ieri.

La Rai fa lo stesso, con uno degli imperdibili e romanzatissimi pezzi che riesce a confezionare la sede piemontese. "Quando le ombre della notte calano su Torino, la ragazzina viene avvicinata (...)". Un bel servizio, sostanzialmente falso. Poi la gente del quartiere Vallette, presa da ovvia arrabbiatura, viste le notizie che stavano uscendo, esagera nella reazione. E addirittura alcuni gruppi cercano di "farsi giustizia da soli", andando al vicino campo rom a incendiare ciò che trovano.

La ragazza ritratta e un caporedattore della Stampa, Guido Tiberga, fa le scuse per il titolo del giorno prima: azione apprezzabile a prescindere. Tutti sbagliano, tutti sbagliamo. Non saremo certo noi di "Però", dopo la topica sullo sceicco e sul Toro, a criticare colleghi molto più pagati di noi che in buona fede fanno un errore. Perché di questo, a nostro avviso, si tratta: un mero errore. In quel momento, si aveva una sola certezza: e cioè che una ragazza aveva denunciato una violenza . Niente di più. Era difficile, prima della smentita ufficiale, dire se la brutalità subita fosse reale o immaginaria e quindi sbilanciarsi in un senso o nell'altro.

Fare come hanno fatto ieri tanti e autorevoli mezzi di informazione, creando il classico "mostro", è stato uno sbaglio. Ma Tiberga va oltre. Siccome nel titolo della Stampa di ieri c'è la parola "Rom", lui oggi dice: "Siamo stati razzisti, scusateci". Visto che la questione si propone a tutti coloro che fanno informazione, vale la pena di parlarne. Ad avviso di Tiberga specificare che sarebbero stati Rom i violentatori è atto giornalisticamente razzista. Lui sostiene che, fossero stati italiani "non l'avremmo scritto". Non è così: è quasi doveroso, ormai, nel caso un omicida o un criminale sia italiano o addirittura piemontese, scriverlo chiaro e tondo. Succede sempre, è successo ad esempio quando venne chiuso un ristorante abusivo qualche mese fa: tutti scrissero che i truffatori erano piemontesi, anche perché in città la razza è praticamente in via d'estinzione.

L'attuale società torinese è frammentata e la cronaca, in attesa di una vera integrazione, non può ignorare e tacere se a commettere una violenza sia stato un nomade, un commercialista della Crocetta, un ambulante magrebino o un ristoratore cinese, un prete della parrocchia sotto casa o un imbianchino di Piossasco. Sono elementi fondamentali della notizia e bisogna scriverli. Punto. Se in città fossimo tutti commercialisti della Crocetta, allora tale elemento diverrebbe non fondamentale nella scrittura di un articolo.

Questo moralismo dolciastro e insopportabile non è opportuno e nasconde l'unica verità, mascherandosi ancora una volta dietro al buonismo di facciata, per celare uno sbaglio. "La Stampa", ieri, come capita a tanti, come può capitare a tutti, come è capitato anche a noi, ha dato una notizia errata. Non è stata prudente, non è stata accurata. E quindi ha sbagliato a scrivere "Rom" nel titolo, non per razzismo, ma solo perché i Rom non c'entravano affatto. Se la ragazzina si fosse inventata una brutalità subita da un parroco e il giornale della famiglia Agnelli lo avesse scritto, sempre di un errore giornalistico si sarebbe trattato, altrettanto grave. Non di razzismo nei confronti del clero.

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