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'Ndrangheta a Torino: "Farne parte? Un onore"

asdfTORINO 23 feb (Però Torino) – «Far parte della 'ndrangheta? È un onore”. Sono dichiarazioni contenute nei verbali di Rocco M., uno dei due pentiti che, con le loro rivelazioni, hanno permesso alla procura di Torino di portare a termine, lo scorso anno, operazioni importanti come Minotauro, sfociata nei giorni scorsi nell'avviso di chiusura indagini a 184 persone.


“Fare parte della ‘ndrangheta è un onore. Si è rispettati. Io fui contento di venire battezzato”. L'uomo tuttavia ha dichiarato di non aver mai sentito parlare del “Locali”, un termine oggi di uso comune nelle cronache per chiamare la cellula che raggruppa le famiglie e le 'ndrine di una città o di un territorio.


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La sua definizione di “Locali” infatti (che nel Torinese, secondo l'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, sono dieci) è in realtà “gruppo di base” o “Società”: ne ha elencate cinque sparse fra Torino, Volpiano, Chivasso, Moncalieri e Bardonecchia.


Rocco M. è entrato a far parte della 'ndrangheta fra il 1989 e il 1990 su proposta del fratello: “pensavo fosse uno scherzo, invece era una cosa seria. La 'ndrangheta è una famiglia”, dice Rocco, che si occupa di assistere i latitanti, di aiutare i congiunti degli arrestati pagando gli avvocati, evitare i conflitti tra i clan. La droga, secondo il pentito, non è l'interesse principale dell'organizzazione.


La 'ndrangheta non ha come scopo il narcotraffico. Per noi è solo un mestiere”. L'attenzione è concentrata sull'edilizia. “Quando c'è un appalto di opere edilizie da realizzare nel territorio della Società, debbono mangiare le ditte gestite da esponenti della Società stessa. Se vince l'appalto una ditta estranea, la si convince ad andare a lavorare altrove, prima con le buone, poi con le cattive: si può arrivare anche a uccidere. Quando la ditta di una Società vuole lavorare in un altro territorio, deve chiedere l'autorizzazione alla Società del posto e dare in corrispettivo qualcosa”.


Nel verbale Rocco racconta i dettagli della cerimonia di affiliazione (il “battesimo” o “il taglio della coda”) e spiega di non essere mai salito sopra il grado di “picciotto”, che è il più basso: “Mi bastava”. Anche perché la sua Società, che ha sede in un paese della cintura di Torino, dopo la morte dei suoi fratelli e alcuni arresti venne “abbandonata, cioè sospesa, in attesa che escano di galera o tornino persone di grado superiore”.

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