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Mriafiori Nord a Torino

Mirafiori Nord (Mirafior Nòrd in piemontese) è un quartiere della II Circoscrizione di Torino, e fa parte della periferia sud-ovest della città. Prende il nome dalla zona Mirafiori e confina coi quartieri di Mirafiori Sud a sud, Pozzo Strada a nord, Santa Rita a est (insieme al quale costituisce la II Circoscrizione torinese) e col Comune di Grugliasco ad ovest. Da Mirafiori Nord si accede alla autostrada Tangenziale ovest di Torino, attraverso corso Allamano e corso Orbassano. Prima dell'istituzione delle circoscrizioni, era designato come "quartiere n. 12", delimitato dai seguenti confini:

 

(Fonte: Wikipedia)

Il Settecento: campi e cascine

Il territorio era compreso nel cosiddetto feudo di Roccafranca, nome già esistente per indicare il territorio "franco" a nord del torrente Sangone, tra i poderi privati diMirafiori e i feudi del "Gerbido" di Grugliasco. A sua volta, il toponimo Gerbo, stava a indicare genericamente un territorio incolto, citato in una denominazione settecentesca del Grossi[2]. Suddiviso in tenute agricole, furono erette cascine, vigne, campi coltivati intersecati da una fitta rete di bealere, il nome dei piccoli canali di irrigazione presenti in Piemonte. Le principali cascine erano la Roccafranca (o Bailarda) e la Giajone. Esisteva poi la Canala, al fondo dell'attuale Via Nallino, della quale oggi non resta più nulla se non un liscio terreno di campi sportivi. Stessa sorte subirono altre cascine più piccole, la Cascina Spedale di San Giovanni (Ropoli)in Via Sanremo/Via Dina, e l'adiacente Vaudagnotto[3]
Oltre ad esse, uno dei primi edifici del quartiere totalmente sparito fu il noto ospedaletto-sanatorio San Luigi (Gonzaga), costruito nel 1909 sul sito dell'odierna piazzaCattaneo, quindi demolito nel 1970 per l'ingrandimento degli stabilimenti Fiat Mirafiori[4], e ricostruito quindi più grande fuori città nel 1975, tra Orbassano e Rivalta di Torino.

La prima urbanizzazione

Dopo lo spostamento della capitale d'Italia da Torino a Firenze nel 1865, l'amministrazione comunale scelse una politica di industrializzazione, a causa della crisi del settore terziario dovuta alla perdita del ruolo di capitale[5]. Iniziò la costruzione dei borghi, lungo le direttrici cittadine e le barriere della nuova cinta daziaria del 1912, che in questa zona terminava ai confini sud-ovest di Torino presso la cosiddetta Barriera di Orbassano, l'attuale Piazza Cattaneo. Nel 1923 cominciò la costruzione, secondo un piano regolatore del 1908, di un primo lotto di villette tra via Paolo Sarpi e l'attuale corso Giovanni Agnelli, chiamato allora ancora corso Vinzaglio(prolungamento).

L'iniziativa fu caldeggiata soprattutto dalla fabbrica Fiat, che dalla sede nel vicino quartiere Lingotto doveva trasferirsi nei nuovi stabilimenti Mirafiori nel 1939. A causa della forte richiesta di alloggi da parte della Commissione Interna Operaia Sezione Automobili, si costituirà quindi la "Cooperativa case economiche dipendentiFiat", che acquisterà dalla casa madre i terreni già in costruzione ad un prezzo simbolico. Il primo lotto fu di dodici villette plurifamiliari di due piani. Nel 1927 furono costruite altre quindici case, arricchite con decorazioni in stile déco, con vetrate colorate[6]. Il quartiere continuò a crescere; la crisi degli alloggi nel 1920-1925 fu il catalizzatore per una complessa e continua collaborazione tra la Fiat e il Comune di Torino, che pianificò la costruzione di circa 1300 alloggi in più, distribuiti in otto isolati; nel 1926 l'azienda automobilistica cedette oltre 118000 m2 di terreno all'amministrazione municipale, destinati alla costruzione di case popolari, in cambio della realizzazione di infrastrutture stradali (ad esempio il sottopassaggio stradale del vicino Lingotto e l'allargamento della zona ferroviaria adiacente gli stabilimenti del vicino quartiere Lingotto).
Sul quel lotto, situato appunto a nord del nuovo stabilimento industriale Fiat Mirafiori del 1939, verrà costruito, dall'Istituto Autonomo Case Popolari, un rione, inizialmente chiamato M2 (Mirafiori2), strutturato con isolati a corte chiusa circondata da palazzine a tre o quattro piani. Queste abitazioni verranno poi assegnate soprattutto alle maestranze Fiat, secondo specifici accordi[7].

Il rione operaio Borgo Cina

Con la nascita dello stabilimento di Fiat Mirafiori nel 1939, la zona "M2" acquisì un carattere spiccatamente operaio. I nuovi isolati, con le cosiddette case a "corte interna", costruiti tra il 1930 e il 1939, specialmente a nord di via Giacomo Dina, costituirono un rione chiamato Costanzo Ciano dedicato al padre di Galeazzo Ciano, genero del duce.
Durante i difficili anni della guerra, verso est sorsero anche una chiesa e l'oratorio salesiano Don Bosco, più il complesso scolastico dell' Istituto InternazionaleEdoardo Agnelli.

Con la caduta del fascismo, il rione Ciano fu rinominato Borgo Cina (Borgh Cin-a), per via dell'incremento demografico di operai della FIAT che si riversavano frettolosamente per strada, già vestiti in tuta da lavoro rossa, come tanti cinesi appunto, a montare i serrati turni di lavoro [8]
Negli anni Cinquanta la zona venne completata con la costruzione del grande palazzo di corso Agnelli 148, inaugurando così la stagione dei palazzi da 7-10 piani, assai comuni durante il boom edilizio e demografico degli anni sessanta.[9].

Gli anni dell'immigrazione e del boom economico (1950-1970)

Mirafiori Nord conobbe una rapidissima espansione demografica soprattutto a partire dal 1950, con l'inizio del boom economico: un enorme flusso di immigrati dalTriveneto e dall'Italia Meridionale) si riversò in un relativo breve tempo nel quartiere.
In soli vent'anni (1951-1971) si passò da 18700 a 141000 abitanti e nel 1954 venne inaugurata la prima di una serie di scuole elementari, la Giovanni Vidari di Via Sanremo,46[10]. In soli due anni, si creò uno spazio adiacente, con la chiesa dedicata al Gesù Redentore, inaugurata nel 1957, e la piazzetta dedicata al partigianoDante Livio Bianco.
Nel 1956-1957 la Fiat raddoppiò lo stabilimento industriale, partecipando al piano Ina-casa e aggiungendo ancora 1550 alloggi da assegnare ai dipendenti. Grazie alla legge n. 167 del 1962 sull'edilizia convenzionata, verranno favoriti gli acquisti di terreni destinati a zone commerciali e ai servizi, ma la carenza dei servizi essenziali fu un problema di gravi proporzioni[11], così come la speculazione edilizia, che acuì la crisi degli alloggi: il 27 gennaio 1972 cinquanta famiglie occuparono un palazzo di via De Canal, appena costruito dalla Gescal[12].

Sui terreni ancora liberi fu costruito, tra il 1968 e il 1971, ad ovest di corso Orbassano fino a frazione Gerbido di Grugliasco, il cosiddetto Centro Europa, una zona costituita da edilizia a prezzo di libero mercato[13], inizialmente composta da undici torri di dieci piani, con vialetti pedonali, una piazzetta e vari spazi verdi.
Un'altra zona residenziale, costruita tra il 1950 e il 1970, fu Città Giardino, caratterizzata da villette o case molto basse, con giardini e orti, situata tra il Corso Allamano e la Cascina Giaione. Sorse sull'idea inglese della "garden city", attuata anche nel vicino quartiere di Mirafiori Sud (tra Via Monte Sei Busi e Via Monte Cengio).

Anni recenti

Le prime opere di riqualificazione del quartiere avvennero con i grandi lavori di ristrutturazione e rifacimento della antica Cascina Giaione in Via Guido Reni, avvenuti nel periodo tra il 1985 e il 1990.
Nel periodo 2002 al 2009 poi, il quartiere fu riqualificato grazie al progetto comunale "Urban 2", finanziato dall'Unione Europea[14]. Il programma prevedeva tre tipi di intervento: miglioramento degli spazi verdi, della mobilità sostenibile e della qualità ambientale; sviluppo delle attività economiche; iniziative di integrazione sociale e di sostegno alla cultura. Gli obiettivi raggiunti compresero l'introduzione della raccolta rifiuti porta a porta e la quota del 50% di raccolta differenziata[15][16], la riqualificazione della piazza-giardino Dante Livio Bianco[17]e di molti spazi verdi, la riqualificazione e la messa a norma del Mercato Coperto Don Grioli, il restauro della Cascina Roccafranca[18] (ora centro ricreativo e culturale e sede dell'Ecomuseo urbano) e la creazione del Centro per il Lavoro in via Del Prete.

Monumenti e luoghi d'interesse

Cascina Giaione (o Giajone)

 
Cascina Giaione: la corte centrale

Di origine seicentesca, fu completamente ristrutturata e rivalutata al termine degli anni ottanta. Ospita attualmente la sede della II Circoscrizione di Torino, alcuni servizi comunali decentrati e una biblioteca civica. La cascina compare già nelle carte dell'assedio del 1706: il nome Giaione potrebbe derivare dal piemontese giajron (ghiaia grossa, ciottolo), dal momento che anticamente in quel sito era presente una cava[19]. L'aspetto attuale deriva da un rifacimento del 1780. Le tre maniche originarie ospitavano gli alloggi padronali e per i fittavoli, i fienili e le stalle. La particolare torretta, perfettamente conservata, era l'antica colombaia. Nel sottosuolo era presente invece la ghiacciaia[20]. L'architetto Amedeo Grossi, la descriveva così nel 1790:

« IL GIAJONE cascine simultenenti dell'Illustrissimo signor Conte Giuseppe Martin Montù Beccaria situate lungo la stradetta del Gerbo, e della strada d'Orbassano in distanza di miglia due da Torino. L'edificio di dette cascine formante tre maniche, due delle quali sono lunghe trenta trabucchi circa, fabbricato tutto di nuovo da pochi anni, è uno dei singolari edificj, che vi sono sul territorio di Torino, che gareggia co' migliori di que' contorni: comode sono le abitazioni pegli affittajuoli, e bovari, grandiose le stalle tutto a volto, ed i granaj, tuttoché posti al secondo piano, vi si ha nondimeno l'accesso con le bestie per via di comode rampe: in dette cascine sono impiegati continuamente sei paia di buoi, essendo composte di 180 giornate. »
(Amedeo GrossiGuida alle cascine e vigne del territorio di Torino e suoi contorni[21])

Ospitò, tra il XIX e il XX secolo, l'allevamento della Società Torinese Cavalli, mentre nel secondo dopoguerra vi trovarono posto depositi di rottami, abitazioni e piccole officine. Abbandonata e degradata, fu ristrutturata negli anni '70 dal comune di Torino che la destinò agli usi attuali[22]

Cascina Roccafranca

Da documenti dell'epoca sappiamo che una pre-esistente cascina dell'antica società del XVI secolo chiamata Compagnia della Concezione fu acquistata, nel 1689, dal ricco Lorenzo Ballard o Balard, e la cascina prese quindi il suo nome (cascina Balarda o Belarda), fino al 1734, quando al Ballard fu intestato il feudo - contea diRoccafranca, nome già esistente per indicare il territorio "franco" lievemente sopraelevato a nord del torrente Sangone tra i poderi Mirafiori e i feudi che si estendevano fino al Gerbido di Grugliasco. Dopo tre generazioni, i Ballard si estinsero, e la cascina venne quindi acquistata dalla baronessa Chionio[23], che nel1836-1845 ampliò l'edificio. Con la riduzione dei terreni agricoli dovuti allo sviluppo urbanistico, la cascina cadde in abbandono, fino al 2002, quando il Comune l'acquistò e ristrutturò: dal 2007 ospita l'ecomuseo della Circoscrizione 2 e molti locali destinati ad attività culturali e associative.[24]

Cappella della cascina Anselmetti

Piccolo edificio religioso del XVIII secolo in stile barocco piemontese, fece parte della tenuta agricola acquistata nel 1785 dal banchiere Carlo Vincenzo Anselmetti, che fa ricostruire la preesistente cascina e aggiunge una villa signorile con una cappella, appunto. Nell'Ottocento fu un altro banchiere, Paolo Nigra, a rilevarne la proprietà. Il terreno agricolo circostante diminuì con il tempo, fino a sole 50 giornate nell'anno 1957[25]. L'ingresso della cappella è rivolto sull'antica via di Grugliasco (oggi via Paolo Gaidano), per permetterne l'uso anche ai viandanti. Il palazzo padronale e la cascina furono poi demoliti nel 1977, per far posto al complesso scolastico denominato "E11" (scuola Modigliani).
Dell'antica tenuta rimase quindi solo la cappella, tutelata dalla Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte, per il suo valore storico-artistico. Fu quindi restaurata nel2004, e destinata, tre anni più tardi, a laboratorio didattico, attraverso il programma Nuovi Committenti, guidato dell'associazione comunale Urban 2 e dall'artista toscano Massimo Bartolini. Nell'abside domina ancora l'immagine della Madonna della Consolata.[26]

Complesso dell'Istituto Internazionale Salesiano "Edoardo Agnelli"

Sito nell'estrema parte est del quartiere, e costruito tra il 1938 e il 1941 su disegno dell'architetto salesiano Giulio Valotti, comprende il tipico oratorio, il cinema-teatro, e le scuole di arti e mestieri, caposaldo della dottrina salesiana: l'insegnamento di una professione è un'opera di carità che permette ai giovani di vivere onestamente e li distoglie dal peccato. Si svilupparono in seguito delle scuole professionali vere e proprie, su impulso della Fiat che vedeva nell'opera dell'Istituto un valido mezzo per formare operai qualificati. Dopo la guerra e i bombardamenti (che danneggiarono gli edifici[27]) i corsi ripresero nel 1946 con l'aggiunta della scuola elementare e di una officina per le esercitazioni di 4800 m2. Nello stesso anno nasce anche l'istituto "Virginia Agnelli" dedicato all'educazione femminile, gestito dalle suore di Maria Ausiliatrice: ospitato prima in baracche di fortuna, viene ampliato a più riprese fino al 1967 con asilo infantile, scuola materna e scuole professionali per le ragazze. Oggi l'istituto Agnelli ospita la scuola media, il liceo scientifico, l'istituto tecnico industriale e un corso professionale per periti meccanici.[28]
Parte integrante del Complesso è la Chiesa di San Giovanni Bosco, con ingresso su via Paolo Sarpi. Costruita dall'architetto Giulio Valotti, fu inaugurata il 19 aprile1941 come parte del complesso dell'Istituto Agnelli. Il suo stile fonde linee dell'arhitettura razionalista dell'epoca con alcuni elementi tradizionali: i contrafforti, le arcate, i soffitti a rosoni e un mosaico sulla facciata. Diviene parrocchia il 20 novembre 1957[29]

Altre chiese

  • Chiesa del Gesù Redentore, prima chiesa pubblica inaugurata del quartiere, nel 1957, come centro parrocchiale ideato dal cardinal Maurilio Fossati appena due anni prima, il 16 maggio 1955, su di un progetto degli architetti Nicola e Leonardo Mosso. Il piano regolatore del 1954 prevedeva inizialmente tre piazze porticate, progetto poi realizzato solo parzialmente.[30]. Le uniche due piazze costruite sono quelle intitolate a papa Giovanni XXIII (di fronte alla chiesa) e la piazza-giardino dedicata al partigiano Dante Livio Bianco. Aperte al traffico veicolare, diventarono delle isole pedonali a partire dal dicembre 1977, su impulso dei comitati spontanei di quartiere. L'area sarà riqualificata nel 2002 nell'ambito del progetto europeo "Urban 2" con l'aggiunta di fontane, giochi per i bambini e un anfiteatro all'aperto[31].

Sono inoltre da citare:

Impianti sportivi

Stadio del ghiaccio

Noto anche come Palasport Tazzoli, sul corso omonimo, fu costruito in occasione delle Olimpiadi del 2006, al posto di un impianto di pattinaggio su ghiaccio preesistente. È dotato di due piste regolamentari che ospitarono gli allenamenti di hockey su ghiaccio e short track, e di una tribuna da 3000 posti.[33]

Complesso sportivo Gaidano

Con sede in Via Modigliani è un complesso sportivo della II Circoscrizione, composto da palestra, campi di calcio a 5, piscina federale e campi da tennis.

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