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Borgo San Paolo di Torino

 

Borgo San Paolo (Borgh San Pàul in piemontese), o semplicemente San Paolo, è un quartiere ubicato nella zona occidentale della città di Torino, appartenente alla III Circoscrizione, insieme ai quartieri LesnaCenisiaPozzo Strada eCit Turin, più il piccolo rione Lancia, chiamato così perché ospitò la casa automobilistica torinese Lancia.

Il territorio di Borgo San Paolo è così delimitato:

(Fonte: Wikipedia)

 

Storia

Il borgo nacque agli inizi dal XVII secolo[1], inizialmente terre di proprietà dei conti liguri Olivero, abitanti presso la pre-esistente cascina Pareto, riedificata a villaOlivero (della quale oggi rimangono pochi ruderi presso l'attuale via Arbe, al confine col quartiere Santa Rita).

Nel 1699 poi, il conte Silvestro Olivero donò ai gesuiti i suoi terreni a nord-est, per far edificare una grande casa di preghiera; il progetto fu appoggiato finanziariamente anche dalla Compagnia delle opere pie di San Paolo (antesignana dell'istituto bancario), da cui il nome del futuro borgo. Tuttavia, nel XIX secolo, l'edificio di preghiera fu spesso utilizzato come polveriera[2] e/o come ospedale militare.

Con la soppressione dell'ordine gesuita nel periodo 1773-1814, l'edificio passò in proprietà ai nobili Racca. Tuttavia, nel 1910 la struttura ritornò nelle mani dellaCompagnia di San Paolo ma, ormai in degrado, fu totalmente demolita nel 1941, per costruire il comprensorio dell'azienda Lancia. Quest'ultimo, rimase in piedi dal1945 al 2011.

La struttura topografica del borgo invece, fu decisa soltanto sul finire del XIX secolo, quando la zona, dal carattere prevalentemente rurale, si trasformò in zona industriale. Tutte le attività del borgo ruotavano intorno alla Piazza Sabotino e alla chiesa di San Bernardino (in Via Di Nanni), eretta nel 1893 dall'architettoGiuseppe Gallo, in stile neo-gotico, per onorare il santo predicatore vissuto nel basso medioevo.

Notevole fu l'influenza di Giolitti per il progetto della struttura urbana del quartiere. Nel 1899, fu decisa una struttura stradale a tela di ragno, in controtendenza con la tipica topografia a "scacchiera" (tipica del castrum o quadrilatero romano) della città. Il centro della "ragnatela" delle vie fu deciso dietro la chiesa di San Bernardino, in quella che diventerà la rotonda dedicata a Carlo e Mario Nicolis di Robilant.

XX secolo

Nel 1901, arrivò il primo piano regolatore edilizio. La densità di popolazione, all'inizio degli anni venti, crebbe in maniera esponenziale rispetto alla fine dell'Ottocento, superando i ventimila abitanti circa. Tuttavia, il borgo continuò comunque a rimanere una zona periferica e abbastanza isolata dalla città di Torino. Occorrerà attendere la prima guerra mondiale per farlo inglobare completamente nell'assetto urbanistico.

Per quanto riguarda la produzione industriale, il quartiere vide sorgere all'inizio del Novecento numerosi stabilimenti: nel 1905 la SPA (Società Piemontese Automobili), nel 1906 la Lancia e nel 1911 la Chiribiri. Nel 1912, sorgevano invece qui la SIP (Telefonia), l'Ansaldo e gli stabilimenti Pininfarina; più tardi, anche laMaterferro (FIAT Ferroviaria). Le fabbriche, ovviamente, diedero un forte sviluppo alla crescita demografica e urbanistica, sia del borgo sia delle zone limitrofe, come il quartiere Cenisia, con il quale andrà a formare una sorta di unica area urbana ad alta densità industriale e operaia.

Negli anni della Resistenza, si distinse, proprio in questo quartiere, il partigiano Dante Di Nanni (1925-1944), che ebbe il suo covo in Via San Bernardino, 14.

Ai margini meridionali del quartiere, a ridosso di Santa Rita, si trova la piccola borgata Polo Nord (Pòlo Nòrd), così chiamata per la sua antica funzione di riserva di neve per le ghiacciaie cittadine. È composta da un condominio sull'angolo di piazza Marmolada e da una serie di villette a due piani. Presenta ancor oggi l'originaria struttura di edilizia operaia e rappresenta un esempio di pianificazione ante litteram, in quanto fu progettata e fatta costruire per volontà di una cooperativa di ferrovieri tra il 1912 e il 1916.

Il Rione Lancia

Un particolare discorso è dedicato allo sviluppo industriale avvenuto intorno agli stabilimenti industriali del comprensorio dell'azienda Lancia, nel periodo dal secondo dopoguerra alla fine degli anni ottanta. Il Grattacielo Lancia, che spicca sulla via omonima, fu realizzato negli anni cinquanta, fortemente voluto da Gianni Lancia, proprietario dell'omonima casa automobilistica, ed è il simbolo del quartiere. Sulla sua sommità svettava la scritta Lancia, visibile anche da grandi distanze. Nel 2005, già privato della sua insegna storica, il comprensorio fu venduto al gruppo Fiat più una società controllata da Beni Stabili e dall'immobiliare torinese Gefim.[3] Ad oggi, il grattacielo, dopo un lungo periodo sfitto, è parzialmente occupato da alcuni uffici, che hanno ridato vita alle sue grandi pareti vetrate. La zona intorno al comprensorio ed al grattacielo di Via Lancia fu riconvertito, negli anni novanta, da area industriale ad area puramente residenziale, dando vita a quello che i torinesi usano oggi chiamare il rione Lancia, delimitato da via Lancia, via Caraglio, via Renier, via Issiglio, corso Rosselli e corso Trapani.

 
Illuminazione di corso Adriatico realizzata da Guido Chiarelli nel 1958

Riqualificazioni

Negli anni novanta, gran parte degli stabilimenti industriali presenti nel quartiere, ormai dismessi, furono abbattuti. Al loro posto, nacquero nuovi insediamenti residenziali, facendo di Borgo San Paolo uno dei quartieri simbolo della riconversione di ex-aree industriali. Oltre allo storico mercato nella parte sud di Corso Racconigi, nel borgo sorsero nuovi centri di aggregazione sociale, come ad esempio il centro ricreativo universitario CUS di Via Braccini, con a fianco il Collegio universitario, il centro culturale DLF (ex dopolavoro ferroviario) di Corso Rosselli 153, più due fondazioni espositive-artistiche, la Mario Merz di Via Limone[4] e la Sandretto Re Rebaudengo di Via Modane.

 
Lampioni Santa Teresa utilizzati per l'illuminazione di corso Adriatico nel 1958.

Area ex-Materferro e Spina 1

Il triangolo compreso tra corso Mediterraneo, corso Rosselli e corso Lione, fa parte della cosiddetta Spina 1, nell'ambito del progetto di riconversione delle aree un tempo occupate da binari ferroviari in superficie e quelle circostanti la Spina Centrale di Torino. Il Borgo San Paolo ha visto la riconversione di questo triangolo, un tempo occupato dagli stabilimenti industriali della Materferro, in zona residenziale. Il progetto sarà completato dalla costruzione da due edifici a torre[5] nel vertice superiore di questo triangolo. Gli edifici, uno a destinazione terziario e l'altro a residenziale, avranno altezza rispettivamente di 100 e 65 metri. Il progetto è il vincitore di una gara internazionale indetta dalla società edile Franco Costruzioni.

La trincea ferroviaria, inoltre, è stata completamente interrata nel tratto da largo Orbassano a corso Peschiera. In superficie è stato creato uno dei tratti della Spina Centrale di Torino, corredato da tre significative opere d'arte contemporanea:

  • in largo Orbassano, l'Opera per Torino di Per Kirkeby;
  • all'incrocio tra corso Lione e corso Mediterraneo, la fontana-scultura Igloo di Mario Merz, diventata uno dei simboli della riconversione delle aree industriali torinesi; sui quattro lati dell'opera sono segnalati con scritte a neon rossi i quattro punti cardinali, apparentemente sbagliati (in realtà bisogna seguire la freccia indicata dal pannello triangolare trasparente posto sopra la scritta).
  • tra corso Mediterraneo e corso Ferrucci, l'Albero-Giardino di Giuseppe Penone.

È stato inoltre completato l'interramento della ferrovia parallela a corso Lione fino a piazza Marmolada, anch'essa oggetto di riqualificazione attraverso la sua trasformazione in rotonda.

 

 

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