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Luigi Lo Cascio in "Diceria dell'untore" al Carignano

Approda questa sera, alle 19.30, al teatro Carignano, la pièce teatrale “Diceria dell’untore”, trasposizione scenica dell’omonimo romanzo di Gesualdo Bufalino, esordio letterario tardivo (1981), oggetto di un enorme successo editoriale suggellato lo stesso anno dal Premio Campiello.

Questo allestimento, per l’adattamento e la regia di Vincenzo Pirrotta, vede tra gli interpreti il noto attore Luigi Lo Cascio. “Diceria dell’untore” è anche una narrazione ispirata dalla storia personale, come dichiarava Bufalino in un’intervista apparsa sull’“Espresso” a firma di Leonardo Sciascia: «Mi è venuto dall’esperienza di malato in un sanatorio palermitano: negli anni del dopoguerra, quando la tubercolosi uccideva e segnava ancora come nell’Ottocento. Il sentimento della morte, la svalutazione della vita e della storia, la guarigione sentita come colpa e diserzione, il sanatorio come luogo di salvaguardia e d’incantesimo». La creazione lirica e barocca di Bufalino rivive nell’originale rilettura di Pirrotta che innesta e imprime, nella trama scenica, le orme di forti tensioni drammatiche, scaturite dal suo personale universo poetico. Fino a riconsiderare e smentire l’assunto bufaliniano, in una prospettiva rovesciata in cui a prevalere - nelle storie come nella Storia - non è più l’inesorabile Mietitrice, ma è la Vita che abbraccia la Morte. Nell’estate del 1946 un uomo racconta la sua dolorosa esperienza di reduce, sopravvissuto alla tubercolosi e ricoverato in un sanatorio sulle alture palermitane. Mentre condivide con i malati la fatalistica attesa della fine, entra nelle simpatie dell’inquietante “Gran Magro”, l’anziano primario, nobile e alcolizzato. Tra i pazienti c’è anche la delicata Marta, segnata dal male e dalla violenza della guerra, e tra i due giovani si accende un sentimento che non ha futuro.E mentre la morte falcia la ragazza e altri degenti senza speranza, la guarigione è vissuta dal protagonista con dolorosi sensi di colpa, come una diserzione dal “noviziato della morte” intrapreso insieme ai compagni di malattia: un inganno involontario che richiede almeno il riscatto del racconto, la testimonianza della “diceria”.

Diceria dell’Untore dal romanzo di Gesualdo Bufalino (pubblicato da Bompiani), con l’ adattamento teatrale e la regia di Vincenzo Pirrotta, le scene e i costumi di Giuseppina Maurizi, le musiche e i paesaggi sonori di Luca Mauceri, i movimenti coreografici di Alessandra Luberti e le luci di Franco Buzzanca. Protagonista dello spettacolo Luigi Lo Cascio (Colui che dice io), affiancato in scena da Vitalba Andrea (La puttana della Kalsa, Adelina), Giovanni Argante (Sebastiano), Lucia Cammalleri (Marta), Andrea Gambadoro (Luigi due, secondo villano, puparo), Nancy Lombardo (Voce di Latomia, la ragazza della città), Luca Mauceri (Fiato corto, maniante), Plinio Milazzo (Luigi l’allegro, maniante), Marcello Montalto (Campiere), Vincenzo Pirrotta (Gran Magro), Salvatore Ragusa (Luigi uno, primo villano, maniante), Alessandro Romano (Padre Vittorio). Musicisti Mario Gatto (fisarmonica, clarinetto, sassofono, basso, tastiere), Salvatore Lupo (violino, violoncello, basso), Michele Marsella (chitarra classica, basso, tastiere), Giovanni Parrinello (percussioni, basso, elettronica).

Fino al 12 febbraio: martedì e giovedì, ore 19.30 mercoledì, venerdì e sabato ore 20.45 domenica ore 15.30 lunedì riposo

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