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Candidature, Pichetto vince la prima partita

 

pichettoTORINO 29 gen (Però Torino) - Gli analisti politici c’erano, aspettavano. Attendevano di avvistare le truppe paracadutate del centrodestra romano, pronto come al solito a far man bassa di seggi piemontesi. Gente lanciata da aerei che non fanno nemmeno scalo a Caselle, buttati a casaccio a prendere un posto alla Camera o al Senato e tornarsene ai rispettivi domicili. Invece no, il centrodestra ha tenuto.

Al contrario, qualche paracadute è atterrato sui campi subalpini, ma soprattutto nell’altro schieramento, un tempo invece più capace nel resistere alla forza d’urto delle varie segreterie nazionali dove – per vari e storici motivi – il Piemonte normalmente conta un tubo al cubo.

Inutile qui analizzare le ragioni dell’annosa perifericità politica di quella che comunque resta una delle prime Regioni italiane in termini di prodotto interno lordo. Ma non si può che notare come questa volta le capacità personali dei vari segretari politici siano state decisive nel tutelare il territorio.

Così Gilberto Pichetto Fratin, il commercialista biellese (già senatore e pluriassessore al Bilancio, nella foto) oggi coordinatore regionale di Forza Italia, ha praticamente fatto l’en plein, risultando di gran lunga il vincitore di questa breve ma estenuante campagna pre-elettorale. Sapendo fare bene di conto, evidentemente si è presentato ai tavoli romani con tabelle e tabelline compilate alla perfezione, dimostrando che lo spazio per i posti “alieni” era pochissimo. Ed è stato soddisfatto con un paio di nomi cari all’ex Cavaliere, peraltro riconducibili a loro volta alla regione dove saranno candidati, pur non essendosi certo distinti negli anni per il loro impegno politico. Ma due nomi su decine sono davvero nulla, se si pensa a certi listoni di sconosciuti che venivano proposti negli ultimi anni, da quando la preferenza personale è spesso del tutto ininfluente. E allora bravo a Pichetto, così come bravo – da questo punto di vista – va detto a Riccardo Molinari, il giovane segretario piemontese della Lega, che malgrado i timori di alcuni per un Salvini acchiappatutto, ha saputo tenere botta, tutelando tutti gli accordi presi sul territorio, anche alcuni casi considerati spinosi per posizioni che inizialmente non erano ritenute del tutto ortodosse alla nuova linea del Carroccio.

Un po’ meno bene è andata al centrosinistra, che però aveva una partita più difficile da giocare. Perché se è vero che i paracadutati sono sempre stati meno in questo schieramento, è anche vero che questa volta ci si è ritrovati a fare i conti con una contrazione dei posti, con una miriade di uscenti e con tante persone inevitabilmente scontente. Il segretario piemontese Davide Gariglio non ha potuto più di tanto, ma non solo per scarso peso politico o personale. Anche il nome di Gariglio stesso, a un certo punto è stato messo in discussione. Figuriamoci.

Diverso il discorso per i 5 stelle. Se per gli altri partiti ci si può lamentare di un certo verticismo e di una scarsa attenzione per la politica locale, per il Movimento il vertice è tutto. Malgrado ciò il territorio è stato rispettato e, tutelando gli uscenti fedelissimi di Di Maio, si sono cercati capilista che portassero qualche voto. Così si è scelto un olimpionico di nuoto, un professore di economia vicino a Forza Italia, professori esperti in economia islamica. 

 

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